Carlo Maria Martini, gesuita e biblista di gran vaglia, vive a Gerusalemme dove si è ritirato per riprendere i suoi studi biblici. Arcivescovo per ventidue anni della diocesi più grande del mondo, Milano, è stato per lungo tempo una guida spirituale per cattolici e non cattolici. In molti lo avrebbero visto volentieri come Papa della Chiesa cattolica. Scrive Padre Georg: «Per anni il cardinale Martini è stato da molti considerato papabilis, candidato alla successione del papa. Il fatto che soffra di Parkinson può aver rappresentato un impedimento.»
Un impedimento fisico potrebbe essere stata la ragione principale che gli ha fatto solo sfiorare la soglia pontificia.
Conversazioni notturne a Gerusalemme, Sul rischio della fede è perciò una bella occasione per ri-ascoltare la voce di un uomo di Chiesa e fine intellettuale che con l’ausilio di un altro gesuita, Padre Georg, affronta temi di strettissima attualità eppure senza tempo. Temi che indagano il rapporto fra la Chiesa e il mondo contemporaneo.
Dopo l’attentato alle torri gemelle di New York, cosa c’è di più attuale ad esempio del rapporto fra mondo occidentale, Chiesa cattolica e l’Islam?
«E dobbiamo imparare a conoscere gli altri. Per esempio i musulmani. Molti dicono che siano favorevoli alla guerra santa, che vorrebbero convertirci tutti in maniera più o meno violenta. Sarà, ma non lo si può dimostrare con il Corano. Gli uomini si allontanano dai propri documenti di base, dai Dieci comandamenti, e si costruiscono una propria religione; questo rischio esiste anche per noi. Non puoi rendere Dio cattolico. Dio è al di là dei limiti e delle definizioni che noi stabiliamo.»
E quando la questione gli viene posta in maniera più stringente e gli si chiede il compito che si propone la nostra Chiesa nei confronti dell’Islam, la risposta è perentoria.
«Ritengo vi siano tre grandi compiti. Innanzitutto, noi cristiani dobbiamo combattere pregiudizi diffusi e nemici immaginari […] essere all’altezza del nostro ruolo di ospitanti. Per esempio nel far fronte ai problemi scolastici e linguistici dei figli dei lavoratori stranieri […] Come seconda cosa, guardiamo alle differenze tra le nostre religioni…Infine, guardiamo alla prassi, al dialogo tra singoli musulmani e cristiani, all’ospitalità reciproca con il coraggio di discutere di questioni religiose.»
Riflessioni che spostano l’attenzione non solo verso gli altri quindi ma soprattutto verso noi stessi. Riflessioni che sembrano essere un monito a tutte le ipotesi possibili di chiusura all’altro da noi.
«Cambiare il mondo significa togliere agli uomini le loro paure, ridurre le aggressività, abolire le ingiustizie tra poveri e ricchi. E soprattutto dare agli uomini una patria così che si sentano al sicuro, siano essi bambini, stranieri, anziani, moribondi o malati.»
Contemporaneità che si legge nella grande fiducia che Martini ripone nei giovani e nella loro innata vocazione al cambiamento e soprattutto alla loro autonomia.
«Ai giovani non possiamo insegnare nulla, possiamo solo aiutarli ad ascoltare il loro maestro interiore…possiamo solo creare le condizioni per consentire a un giovane di capire. La comprensione, il giudizio, deve essere dato dalla sua interiorità.»
E poi ancora sulla sessualità, sull’amicizia. Sull’omosessualità.
«La preoccupazione principale delle Sacre Scritture è la tutela della famiglia e uno spazio sano per i figli, che in ogni caso vengono dalle coppie eterosessuali. Di conseguenza io propendo per una gerarchia di valori e non, in linea di principio, per una parità dei diritti […] Nel rapporto con l’omosessualità, tuttavia, nella Chiesa dobbiamo rimproverarci di essere spesso stati insensibili.»
Sull’origine del male e sul perché credere in Dio oggi. Conversazioni notturne a Gerusalemme, come chiosa Padre George, «sono anche conversazioni sui cammini di fede in tempi d’incertezza.»
«Il Dalai Lama è stato anche da me, è un uomo modesto. La sua personalità ci invita all’apertura e alla pace […] Nell’autunno del 2007 sono rimasto molto impressionato dalle proteste dei monaci birmani: migliaia di giovani uomini scalzi, con la testa rasata e la veste monacale, che hanno dimostrato pacificamente per la libertà. Hanno rischiato la vita per la libertà e la giustizia. Da noi chi osa più mettere a repentaglio la propria vita con tanta decisione?»
Un’esortazione a collaborare per costruire un mondo più pacifico e a credere nei giovani, questo è il senso più profondo del pensiero dell’uomo che in molti, cattolici e non, avrebbero visto volentieri come Papa della Chiesa cattolica.
Titolo Conversazioni notturne a Gerusalemme
Autore Carlo Maria Martini, Georg Sporschill
Editore Mondadori
Anno 2008
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