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Qui dobbiamo fare qualcosa. Sì, ma cosa?, Antonio Pascale

Dopo aver letto poche, pochissime, pagine del libro di Antonio Pascale ho pensato al sottotitolo che l’autore non aveva dato: Ovvero contro la nostalgia. E sì, perché questa lunga riflessione socio-economico-culturale, il quotidiano che diventa protagonista suo malgrado, riguarda il nostro Paese. E nel tempo miserabile che abitiamo, la tentazione “nostalgica” può essere la vera pietra tombale di qualunque tentativo di rinascita. Pascale intreccia almeno due questioni: la condizione del Sud e ciò di cui si deve occupare la letteratura, o meglio gli scrittori.


Parte quindi quella che potrebbe sembrare, come spesso accade nei libri di Pascale, un’offensiva contro il Sud e i meridionali, una filippica.
«Familismo amorale del Sud. Mah! Il familismo è amorale solo al Sud, al Nord diventa utile strategia del potere. Ma ditemi voi, perché le famiglie del Sud sono amorali e quelle del Nord sono potenti? È un po’ come la differenza tra poveri e ricchi rispetto al problema droga: i poveri sono deboli e quindi si drogano i ricchi fanno esperienza della droga.»
Si scopre in realtà che così non è. Il filo di Arianna di Pascale è, facendo ricorso al suo penultimo libro, Scienza e sentimento, la ricerca costante di risposte non definitive, ma certamente misurazioni più esatte. La perfezione non esiste, facciamo i conti con l’imperfezione e non guardiamo indietro. Guardiamo avanti. Questo potrebbe essere il motto delle pagine che ci accingiamo a leggere. E a fronte di certo antimeridionalismo d’accatto, che viene già liquidato in La città distratta facendo ricorso a Sud e magia di Ernesto De Martino, il libro ci porta in territori altri, dove nuove misurazioni sono indispensabili.
«Sono laico. La natura è il prodotto di un’equazione, nasce dall’interazione tra noi e l’ambiente. Noi modifichiamo l’ambiente e l’ambiente modifica noi. Il risultato si chiama “natura”. La natura è perciò un risultato. È sfuggente, aleatoria, e per questo, per essere definita, ha bisogno di misurazioni, di costante monitoraggio. Ha bisogno di apporti conoscitivi moderni, di manutenzione, appunto. Necessita di essere tenuta a bada. La natura lasciata a se stessa non ci piacerebbe. Non la troveremmo “armonica”.»
Una nuova nozione di ambientalismo. Una riflessione che porta su un terreno abbandonato da molti. Scienza e sentimento per capire di più il mondo in cui viviamo e per aiutare processi di cambiamento necessari per migliorare le condizioni di vita sulla terra.
«Più si studia più si è precisi. La qualità dei prodotti, qualunque essi siano, non nasce sugli alberi per incanto. Bisogna prima modificare gli alberi. È la passione per la conoscenza che permette le buone modifiche e nasce da un sentimento d’incanto.»
Infine, nell’ultimo capitolo, una sorta di riproposizione dell’I have a dream. Tra i tanti sogni ve ne propongo uno: «che il Grande Fratello diventi ancora più importante perché in fondo è una trasmissione utile a selezionare quelli che sanno fare qualcosa da quelli che non sanno fare niente – questi ultimi, infatti, scelgono il Grande Fratello ed è un bene. Se facessero gli avvocati, gli architetti, i medici, lo farebbero male e a me non va di dover combattere con la preside per iscrivere mio figlio in una buona sezione e poi scoprire che il professore ha chiesto l’aspettativa per soddisfare la sua giusta esigenza di creatività. Quindi è meglio che lo si sappia subito. Uno, dieci, cento Grande Fratello.»
E quando ti sembra di essere arrivato alla fine della lettura, nelle Note dell’autore, si aprono invece altre strade. Ce ne sono almeno tre: consigli di scrittura, il saggio (collegato ai consigli), e infine la bibliografia che in realtà è un viaggio, compreso nel prezzo, nel mondo culturale dell’autore.
Pascale sembra condividere la teoria della formazione dei fasci fibrosi di George Kubler, che ha immaginato l’esperienza dell’arte come un continuum che va avanti per addizione. Anche l’artista più illuminato, più visionario, non può prescindere dal contesto in cui opera, e la sua arte, anche se per distacco, è comunque influenzata da tutto ciò che è venuto prima. Alla stessa maniera Pascale ci fa entrare nella sua biblioteca e confrontare con la sua cultura per scoprire che siamo sempre debitori nei confronti di qualcun altro. Che tutto il nostro essere è tale perché inserito in un contesto di conoscenza e di sapere.
Le Note dell’Autore si aprono così: «Gli scrittori dovrebbero parlare solo d’amore e dei sentimenti che lo disciplinano[…]. Sarebbe altresì auspicabile che gli scrittori parlassero sì d’amore ma in senso lato[…]chi descrive l’amore in senso lato pensa che l’amore renda la vita possibile.»
Sono totalmente d’accordo su queste ultime affermazioni ma anche conscio che qui si apre un altro libro. Che parla dell’amore e dell’incanto, quell’incanto di cui parla Vinicio Capossela, nato in Germania da genitori campani di Calitri, in una delle sue più belle canzoni, Ovunque proteggi: «E ancora proteggi, la grazia del mio cuore, adesso e per quando tornerà l’incanto. L’incanto di te, di te vicino a me.»
Risposte non definitive, ma certamente misurazioni più esatte, appunto.

Titolo Qui dobbiamo fare qualcosa. Sì, ma cosa?
Autore Antonio Pascale
Editore Laterza
Anno 2009

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