Lunedi 15 dicembre è stata per l’Abruzzo una giornata molto particolare.
Nel primo pomeriggio con lo scrutinio per le elezioni regionali in corso si è subito capito che le elezioni le avrebbe vinte il centro destra e che il presidente sarebbe stato Gianni Chiodi.
Ho sempre pensato che sarebbe stato difficile vincere. Un conto è pensarlo però un altro è constatarlo. M’incupivo man mano che lo spoglio andava avanti e non è servito a nulla verificare che la nostra lista, La sinistra, stava conseguendo un buon risultato. Risultato che ci ha consentito, alla fine dello spoglio, di eleggere un consigliere regionale.
M’incupivo perché non mi volevo arrendere al fatto che la politica regionale dovesse passare alla destra. Una destra che in campagna elettorale ha mostrato tutta la sua pochezza. Programmi zero e soprattutto idee confuse su tutto. Un capitolo a parte poi la moralità sia sul terreno della politica sia sul terreno amministrativo. In campagna elettorale il candidato presidente, oggi presidente, della destra aveva avuto un’idea malsana. Invitare tanti giovani a presentarsi ai gazebo della sua coalizione, curriculum alla mano, e proporre una possibile risposta alle domande di lavoro solo dopo le elezioni. In Italia tutto ciò ha un nome: voto di scambio ed è punibile per legge. Ma nulla è successo tranne che il candidato ha ritirato il video che annunciava questa lieta novella e ha rimosso dal suo incarico l’ideatore della geniale idea. Sul terreno amministrativo invece il centro destra aveva già dato. L’Amministrazione regionale che ha preceduto quella di Ottaviano Del Turco era stata coinvolta nello scandalo della cartolarizzazione e fu costretta a cambiare cinque assessori regionali alla sanità in cinque anni.
Ma veniamo a noi. Al centrosinistra.
Verso le undici di sera quando la stanchezza si sovrapponeva alla tristezza per la sconfitta ormai acclarata arriva un’altra notizia tremenda: l’arresto del sindaco di Pescara, Luciano D’Alfonso.
Un colpo duro, durissimo, non solo per il Partito Democratico ma per l’intero centro sinistra.
Ma andiamo avanti con ordine.
Nel novembre del 2006 arrestano nella sede del Comune, il sindaco e alcuni assessori di Montesilvano, la quinta città d’Abruzzo. Gli arrestati sono politici che militavano nella Margherita e nei Democratici di Sinistra.
Il 14 luglio del 2008 arrestano il presidente della Giunta Regionale d’Abruzzo, Ottaviano Del Turco, e alcuni assessori. Gli arrestati sono tutti del Partito Democratico.
Lunedi, e siamo a oggi, l’arresto del sindaco di Pescara che è anche il segretario regionale del Partito Democratico. Si potrebbe allargare la discussione ad altre regioni italiane, Campania e Basilicata ad esempio, ma qui mi preme parlare della mia regione: l’Abruzzo.
Fatta salva la presunzione d’innocenza che vale per tutti e, soprattutto, vale sempre, qui il problema è politico e non solo riconducibile ai reati eventualmente consumati.
Non è più tollerabile che nel nostro campo, quello del centro sinistra, si verifichino situazioni di questa natura. Lo scrivo prima di tutto da cittadino incazzato.
Bisogna fermarsi, tutti. Fermarsi, resettare e ripartire. Ripartire da zero se sarà il caso.
In momenti come questi ti verrebbe voglia di mollare tutto e di assumere atteggiamenti qualunquistici del tanto peggio tanto meglio. Ma credo sia sbagliato. Non risolverebbe nulla.
Nel campo del centro sinistra il Partito Democratico rappresenta ormai un grosso problema, anzi rappresenta il problema. Troppe chiacchiere su molti dei suoi amministratori così su molti dei suoi fiancheggiatori. Chiacchiere che sono diventate in molti casi avvisi di garanzia e spesso si sono tramutate in fermi. Poi c’è tutta la partita delle clientele che riguarda la maggior parte degli enti strumentali le cui nomine ai vertici vengono decise, senza alcun criterio meritocratico ma solo per appartenenza, dai centri di potere della politica.
Su molte di queste questioni ho fatto, insieme a tanti altri, una battaglia politica dura nei Democratici di Sinistra quando ero iscritto a quel partito. Battaglie che ho, abbiamo, puntualmente perso.
Oggi molti di quei nodi vengono al pettine, ma a differenza di ieri, oggi quei nodi sono diventati liane.
Per questo penso sia arrivato il momento di fermarsi, tutti. Il tempo dei nani e delle ballerine è finito.
C’è bisogno che tutti s’impegnino affinché ritorni il tempo della politica. Della buona politica.
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