Che bella giornata
Oscar. Una narrazione semplice e lineare che regala allo spettatore novanta minuti di divertimento e insieme di riflessione. Non sono necessari effetti speciali, spettacoli in Tre D, tantomeno donnine nude. Al contrario ciò che più colpisce in questo film è proprio il senso della misura e la delicatezza con cui Checco Zalone lavora con le parole e il corpo riuscendo nell’impresa non semplice di trasformare la grevità in leggerezza. Il titolo riporta alla mente Raffaele La Capria in Ferito a morte.
Enzo. In Che bella giornata lo scontro di civiltà viene compresso alla misura di un pisello. E anche se inteso metaforicamente, non sarebbe mai grande quanto la realtà contemporanea, qui beffeggiata senza nessuno strumento conoscitivo adeguato. La tragedia di due religioni che, come altre volte è accaduto nei secoli, finiscono sull’orlo del conflitto, diviene spunto di macchiette a sfondo sessuale. Quest’ultimo ribadito nella canzoncina dei titoli di coda: «L’amore è quando è grande grande grande».
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