Quando non c’era il videoregistratore, internet e il my sky, dovevi accontentarti della cronaca sulle pagine di musica e spettacolo dei quotidiani per sapere cosa era successo la sera precedente a Sanremo. Le canzoni le ascoltavi alla radio la mattina successiva mentre l’intervento dell’ospite d’onore era riassunto in quei fogli di giornale. Oggi non è più così. You Tube la fa da padrone. Dopo pochi minuti della messa in onda tutto è disponibile in rete. E cosi grazie alla rete ho visto le performance di Luca e Paolo dei primi due giorni della kermesse canora.
Sàtira avevano scritto. La prima sera Berlusconi e Fini, la seconda, per par condicio, Roberto Saviano, Michele Santoro e Luca di Montezemolo.
Sarà un problema mio, ma non ho capito dove sia la sàtira e dove la par condicio.
I primi sono due uomini politici di professione, i secondi, due giornalisti e un imprenditore (anche se mi riesce difficile definire in maniera univoca Luca Cordero di Montezemolo). Il gioco canoro, Ti sputtanerò, tra Berlusconi e Fini è giocato sulle vicende politiche che vedono una forte contrapposizione tra i due leader della destra italiana oltre che su procedimenti giudiziari che vedono coinvolto in maniera pesante il Presidente del Consiglio mentre il “pezzo” su Saviano e Santoro sulla loro gestualità e sul loro modo di fare televisione.
Cerco di non distrarmi e guardo i due video. Non mi fanno ridere. Forse mi faranno pensare, mi chiedo. Niente. Non mi fanno neanche pensare. Li riguardo. Ma anche alla seconda visione, niente. Nessuna reazione.
Penso che forse non sono dell’umore giusto e certo non ricordo il significato di sàtira, oltre che di par condicio ovviamente. Cerco sul vocabolario il significato di sàtira.
Sàtira s. f. [dal lat. sat?ra, femm. dell’agg. satur «pieno, sazio» e per estens. «vario, misto» (anche, con valore negativo, «confuso»).Composizione poetica che evidenzia e mette in ridicolo passioni, modi di vita e atteggiamenti comuni a tutta l’umanità, o caratteristici di una categoria di persone o anche di un solo individuo, che contrastano o discordano dalla morale comune (e sono perciò considerati vizi o difetti).
Ecco dunque svelato l’arcano. C’è dunque un errore che mi ha tratto in inganno.
Nel primo caso, Berlusconi e Fini, si tratta certamente di satira, «[…] Mette in ridicolo […] modi di vita […] che contrastano o discordano dalla morale comune (e sono perciò considerati vizi o difetti)». Nel secondo, Saviano e Santoro, siamo fuori tema e si tratta certamente di altro.
Cerco allora par condicio.
Par condicio ‹… kondì?io› locuz. lat. (propr. «uguale condizione»), usata in ital. come s. f. – Espressione desunta dalla frase del linguaggio giur. romano par condicio creditorum, che, in campo fallimentare, affermava il principio della parità di condizione dei creditori, cioè il loro diritto a essere rimborsati dal debitore fallito tutti quanti in uguale misura percentuale; introdotta negli anni Novanta nel linguaggio politico, è passata, nella sua formulazione ridotta, a indicare la condizione di parità tra soggetti del mondo politico nell’accesso ai mezzi di comunicazione di massa per propagandare le proprie idee (e poi usata anche con altri sign. estens. analoghi).
Ed ecco il secondo errore. La par condicio è intesa tra soggetti del mondo politico, perciò Saviano e Santoro non possono “compensare” Berlusconi e Fini, «[…]la condizione di parità tra soggetti del mondo politico nell’accesso ai mezzi di comunicazione di massa per propagandare le proprie idee».
Non avevo capito male. Non si tratta di sàtira e la par condicio non c’entra nulla. Forse siamo nell’ambito del Bagaglino.
Ecco perché i due video non mi hanno fatto ridere. Ho sempre trovato patetico lo spettacolo del Bagaglino e anche questa volta non si sono smentiti.
Ogni qualvolta c’è un uso improprio delle parole penso a Nanni Moretti e uno dei suoi film più belli “Palombella rossa”: «Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!»
Buon Sanremo a tutti.
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