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[L’ultimo degli zemaniani]_Ritorno al futuro

Ivan Pelizzoli sta per parare il rigore calciato da Diamanti.

«Girando ancora un poco ho incontrato uno che si era perduto, gli ho detto che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino…» cantava Lucio Dalla e aveva ragione. Il Pescara a Bologna non solo non si perde ma conquista il primo punto della stagione e «ritrova» se stesso. Dopo tanti esperimenti, cambio di assetto tattico e di uomini, Giovannino Stroppa sembra avere trovato la squadra giusta, comunque la squadra migliore tra quelle schierate in queste prime giornate di campionato.

Niente numeri strani ma il vecchio e affidabile 4-3-3, l’abito che il Pescara indossa con più disinvoltura. Era così l’altro ieri, ai tempi del “profeta” Galeone, era così ieri, al tempo del maestro di Praga, è così oggi con il «bassaiolo di Mulazzano».
Quattro difensori in linea, tra uomini in mezzo al campo e tre in avanti, con il “Piccolo Principe”, Juan Fernando Quintero, libero d’interpretare il proprio ruolo.
Bologna-Pescara era una partita molto delicata, una partita in cui ci si giocava un pezzo di serie A. Stroppa ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e ha schierato una formazione che aveva tutte le caratteristiche tecniche e tattiche per giocare la partita alla pari con i felsinei, e ieri al “Dall’Ara” il Pescara ha disputato la migliore partita della stagione.
Una disposizione tattica che i calciatori hanno dimostrato di assecondare meglio, il modulo dello scorso anno con un’interpretazione nuova. Difesa meno alta e poco propensa a far scattare la tattica del fuorigioco ma soprattutto un tridente d’attacco in cui Vukusic e Caprari si sacrificano per garantire a Quintero un lavoro meno pesante in fase di copertura. Più equilibrato il reparto di centrocampo con un Colucci più presente, per quantità e qualità, laddove nasce il gioco della squadra. In alcuni momenti della partita si sono riviste persino le famose catene zemaniane, in particolare sulla fascia destra con Balzano, Nielsen e Caprari quando giostrava in quella zona del campo. La presenza in campo di Nielsen, inoltre, ha consentito a Cascione di essere di nuovo il centrocampista capace d’inserirsi nel cuore della difesa avversaria per concludere a rete.
Una squadra che dalla cintola in su sembra dunque aver trovato la strada giusta per risalire la china ma che soffre in fase di non possesso palla e di contenimento. Il primo gol di Gilardino è identico al primo gol che segnò l’Inter nella partita di esordio e al gol di Maxi Lopez nella sfortunata partita contro la Sampdoria. Tre gol, quasi, fotocopia l’uno dell’altro. È evidente quindi che questa situazione tattica non è frutto solo di errori individuali ma di un assetto che la squadra, complessivamente, fatica a trovare. Probabilmente la linea dei difensori è troppo bassa e dovrebbe giocare più alta ma, probabilmente, il quartetto dei difensori scesi in campo ieri non è quello migliore, si possono compiere altre scelte.
Il pareggio di ieri rappresenta dunque un passo in avanti significativo per il Pescara che parafrasando il film diretto da Robert Zemeckis, effettua un bel “Ritorno al futuro”.
«Devi tornare indietro con me!» dice Emmett Brown a Marty.
«Ma, indietro dove?».
«Indietro nel futuro!» risponde Emmett Brown.
Si è tornati indietro al 4-3-3 per costruire un futuro da serie A.

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