le mie recensioni


Visit Us On FacebookVisit Us On InstagramVisit Us On LinkedinVisit Us On YoutubeVisit Us On PinterestCheck Our Feed

[L’ultimo degli zemaniani]_Ha contato fino a dieci, poi ha detto basta

Giovannino Stroppa

Penso che si dovrebbe contare sempre fino a dieci prima di prendere una decisione importante, soprattutto se è una decisione che può condizionare il lavoro di un gruppo, più in generale altri da noi. E penso che Giovannino Stroppa, buon allenatore e bella persona, abbia iniziato a contare contemporaneamente al triplice fischio di Davide Massa, l’arbitro di Pescara-Parma.

Avrà detto mentalmente uno quando il presidente Daniele Sebastiani lo ha abbracciato all’ingresso del tunnel che porta agli spogliatoi e lui ha risposto non incrociando lo sguardo. Era molto dispiaciuto il Bassaiolo di Mulazzano per come l’ambiente calcistico pescarese, tifosi e addetti ai lavori, e negli ultimi quindici giorni anche la società, lo aveva trattato fino a quel momento. La settimana che aveva preceduto Pescara-Parma era stata la peggiore da questo punto di vista, forse anche peggiore di quella precedente in cui sono state aperte le porte degli spogliatoi ai tifosi, una settimana da “dentro o fuori”.

Da quel triplice fischio sono trascorsi diversi giorni e di tempo per pensare Stroppa ne ha avuto abbastanza. Per questo motivo penso che le sue dimissioni siano il risultato di un pensiero lungo. Si sarebbe potuto dimettere dopo quella vittoria, sarebbe stato più facile e lui ne avrebbe tratto un profitto maggiore a livello d’immagine e di qualità della vita, ma non lo ha fatto. Ha continuato a credere nel suo lavoro e nella serietà del gruppo che aveva a disposizione e, probabilmente, questo è stato l’errore più grave che ha compiuto da quando è arrivato in Abruzzo per allenare la squadra biancazzurra.
La rosa del Pescara è, lo scrivo dall’inizio dell’anno calcistico, la più debole del campionato di serie A. Scarsa tecnicamente e, dopo queste ultime partite, non irreprensibile da un punto di vista comportamentale. Questo secondo aspetto è quello che preoccupa di più, soprattutto in proiezione futura.
Il direttore sportivo Daniele Delli Carri, ieri nel post partita, ha dichiarato che Stroppa si è dimesso perché non sentiva più la squadra come sua. Subito dopo la pesante sconfitta contro la Juventus allo stadio Adriatico, in conferenza stampa, Stroppa aveva dichiarato che i calciatori non avevano seguito in pieno le sue indicazioni. Il presidente Daniele Sebastiani, preso atto delle dimissioni del suo allenatore, ha dichiarato che da adesso non ci sono più alibi.
Viene da pensare dunque, se le parole hanno un senso e un significato, che i calciatori non volessero più come allenatore Giovanni Stroppa. Non eseguivano in partita ciò che chiedeva l’allenatore e, se con le dimissioni del tecnico «non ci sono più alibi» vuol dire che fino a prima delle dimissioni i calciatori hanno dichiarato a qualcuno di avere degli alibi per giustificare il loro scarso rendimento.
Rebus sic stantibus, la situazione è gravissima.
Sono certo che il dieci Giovannino lo abbia pronunciato verso la metà del secondo tempo della partita di Siena. Il Pescara era in fase di disimpegno e Balzano stava effettuando l’ennesima sovrapposizione sulla fascia sinistra. La palla è tra i piedi di Cascione che per assecondare il movimento del compagno di squadra deve far scorrere il pallone come altre centinaia di volte ha già fatto. Il pallone però non raggiunge Balzano ma finisce in fallo laterale, cinque/sei metri dietro Balzano. Stroppa, che ha seguito tutta la partita in piedi ai bordi del terreno di gioco, prima si accovaccia con la testa china a guardare per terra poi si alza sconsolato e si accomoda in panchina. Un momento di sconforto, il momento in cui, secondo me, è maturata la sua decisione.
Stroppa lascia il Pescara dopo tredici giornate di campionato con undici punti in classifica e salvo per via della classifica avulsa.
Vedremo se l’allenatore che lo sostituirà saprà fare di meglio e se, quindi, le responsabilità dell’andamento negativo della squadra erano, come hanno fatto intendere i calciatori con i loro comportamenti in campo e fuori, monopolio esclusivo del Bassaiolo di Mulazzano.
Io gli auguro di avere tutte le soddisfazioni che merita e che non è riuscito a cogliere a Pescara. In un paese di cialtroni e quaquaraquà come il nostro ha dimostrato, rassegnando le dimissioni, che non siamo tutti uguali e che la persona umana viene prima di qualunque altra questione.
Ciao Giovannino e buona fortuna.
«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

Condividi
  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • MySpace
  • RSS

Leave a Reply