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Manca (quasi) tutto: idee, ma anche persone. Buongiorno.

Il primo giorno di lavoro del nuovo Parlamento ha mostrato, in maniera fin troppo evidente, qual è il problema principale della politica italiana: mancano le idee, ma anche persone in grado realizzarle. Quel «bianca» che ha risuonato nel giorno dell’insediamento alla Camera e al Senato sancisce in maniera preventiva e quasi definitiva la morte dei partiti presenti in Parlamento perché certifica l’impossibilità della politica italiana di assumere decisioni.Da oggi il primo nodo si scioglierà, l’elezione dei presidenti delle due camere, solo perché il regolamento lo prevede e dunque lo impone, ma la ferita resta e non sarà possibile rimarginarla.

Tre minoranze, incapaci d’interloquire, hanno determinato una situazione di stallo che non ha precedenti nel nostro Paese e ha mostrato a tutti che il re è nudo.
Il centrosinistra non ha saputo sfruttare il vantaggio di cui era accreditato all’inizio della campagna elettorale ed è arrivato alle urne sfibrato, sfiancato, da scontri interni tra persone piuttosto che tra idee. Erano in campo Bersani e tutto il gruppo dirigente che liquidò i Democartici di Sinistra e Matteo Renzi con un nuovismo di facciata che non ha saputo prevalere all’interno di una comunità politica che mostra, in questi frangenti, di essere più conservatrice del Conclave. Essendo un confronto tra persone e non tra idee diverse della vita e del futuro del nostro Paese, oggi non ci sono alternative a Bersani se non quelle di un accordo con le destre o un mesto ritorno alle urne.
Il centrodestra rimane ostaggio e prigioniero del suo padrone e dei suoi problemi con la giustizia. Un manipolo di deputati e senatori, nominati dal padre padrone di Arcore e votati da un terzo dell’elettorato italiano, che non sanno fare altro che difendere fino alla morte, non si sa a questo punto se solo metaforica, il loro signore. Non è certo da loro che ci si attende una risposta o una soluzione ai problemi che affliggono il Paese e che, in parte, loro stessi hanno contribuito a creare.
E infine la novità, clamorosa per il risultato conseguito, del M5S. Nato sull’onda emotiva di un rifiuto dell’attuale sistema politico e su un misto di populismo di bassa lega e idee apparentemente rivoluzionarie, il nuovo movimento che in Parlamento può contare su una forza numerica considerevole non sembra in grado di poter spendere il consenso ottenuto nelle urne. Ovvero chiudendosi dietro parole di circostanza, «votiamo solo ciò che è scritto nel nostro programma», disvelano un comportamento che sembra appartenere più alla pre-politica che alla politica.
Cosa ci si può aspettare da questo nuovo Parlamento? Saranno in grado in nostri eroi di affrontare e risolvere i problemi che tormentano il nostro Paese?
Non ho nessuna risposta da offrire a queste due semplici domande perché non sono un mago o un illusionista.
Nel frattempo la notte ha portato consiglio a Bersani. Laura Boldrini e Piero Grasso sono i candidati per la presidenza della Camera dei Deputati e del Senato. Mi sembra la prima vera scelta di discontinuità del centrosinistra. Da adesso ognuno si assuma le proprie responsabilità e cerchi di lavorare per il bene del nostro, grande, Paese.

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