Correva l’anno 2007 e si era nel mese di Aprile e Firenze fu lo scenario che i dirigenti di Botteghe oscure scelsero per “chiudere” i Democratici di Sinistra.
In quel Congresso, l’ultimo dei DS appunto, si consumò l’atto conclusivo di un partito che veniva da lontano e che dal quel giorno non sarebbe andato più da nessuna parte.
Io c’ero, ero uno dei delegati che rappresentava la provincia di Pescara. Spiegammo le ragioni del nostro dissenso, ma perdemmo. Vinsero loro, D’Alema, Veltroni, Fassino, Bersani. Oggi possiamo dire, senza ombra di dubbio, che la loro fu una vittoria di Pirro.
M’iscrissi al Pds quando Massimo D’Alema diventò il segretario di quel partito e l’ultimo intervento politico che ascoltai Firenze fu proprio quello di D’Alema. Il suo intervento mi colpì per tre aspetti e perché fece chiarezza su molti punti che erano risultati ambigui o solo sullo sfondo di altri interventi favorevoli alla nascita del Pd.
Il primo punto fu un’affermazione chiara: «Questo è l’ultimo congresso dei Ds». Banale e scontato ma non lo aveva detto nessuno tantomeno durante i congressi di sezione, di federazione e regionali che avevano preceduto quello di Firenze.
Il secondo punto riguardò il profilo del nuovo soggetto politico. Assumendosi la responsabilità per i fallimenti dei progetti politici precedenti, cosa che in quella occasione fece fino in fondo solo Gianni Cuperlo oltre a lui, disegnò i tratti del nuovo partito che pose in un’ipotetica linea mediana tra Confindustria e il sindacato.
Il terzo aspetto riguarda un tema che non affrontò: la laicità dello Stato.
Alla luce di tutto quello che è successo in questi sei anni credo che i tre punti che colsi in quel suo intervento spiegano ancora oggi le ragioni di un clamoroso fallimento politico che oggi è chiaro per tutti.
In quel congresso io e le persone come me che non condividevano quel progetto politico fummo sconfitti e decidemmo d’intraprendere un percorso diverso che, dopo diverse esperienze, ci portò ad essere cofondatori di Sinistra Ecologia e Libertà.
La giornata di ieri, con il volgare voltafaccia di 101 deputati del Partito Democratico che non hanno votato Romano Prodi venendo meno a un impegno preso con se stessi, mi fa essere ancor più sereno e convinto della scelta compiuta a Firenze.
Da oggi, dunque, inizia un’altra storia per la sinistra in Italia. Deve iniziare un’altra storia perché la nostra storia, la storia della sinistra in Italia, non può finire così.
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