L’estate, si sa, è tempo di viaggi. Un tempo buono per conoscere, fare esperienze nuove e per imparare. Imparare e conoscere era l’obbiettivo principale dei grandi “viaggiatori” che dal Settecento alla metà dell’Ottocento hanno attraversato l’Italia con lunghi e lenti viaggi, i “Grand Tour”.
Nel 1670, con la pubblicazione di An Italian Voyage, or Compleat Journey Through Italy di Richard Lassels si parla per la prima volta di Grand Tour.
Il Grand Tour è un viaggio effettuato prevalentemente dalle élite sociali europee, artisti, uomini di cultura, giovani rampolli dell’aristocrazia, in Europa continentale con una preferenza accentuata per l’Italia, per conoscere “da vicino” la storia, toccarla, viverla. Un viaggio per fare esperienza e per comprendere. Un viaggio attraverso lo spazio e il tempo quindi. Un modo di viaggiare, con un uso sapiente del tempo, per conoscere, studiare e divertirsi, che termina con l’avvento del turismo di massa che introduce, soprattutto nel corso di questi ultimi anni, una fruizione sempre più veloce dei luoghi. È un tempo altro quello del turismo di massa, un tempo veloce che si contrappone al tempo lento dei viaggiatori dei due secoli precedenti. Il Grand Tour conosce, infatti, nel Settecento (considerato a ragione il secolo dei viaggi) la sua massima espansione che avrà fine proprio nella seconda metà del 1800, quando inizierà ad affacciarsi sul mercato l’industria del turismo che trasformerà in pochi anni quella che era una nicchia in turismo di massa.
Non tutta l’Italia viene inizialmente investita dal fenomeno del Grand Tour. Solo nella seconda metà del Settecento infatti si effettuano i primi viaggi verso il Sud d’Italia e quindi anche verso l’Abruzzo.
L’Abruzzo in quegli anni viene attraversato e descritto da Richard Keppel Craven che nel 1837 pubblica Excursions in the Abruzzi and Northen Provinces of Naples, da Edward Lear con Illustrated Excursions in Italy del 1846, e da Anne Macdonell con In the Abruzzi del 1908.
E l’Abruzzo che emerge da queste descrizioni è una terra aspra, chiusa in se stessa, una terra di pastori. Una «terra […] poco lontana da Roma in fatto di miglia ma incalcolabilmente remota in ogni altro senso» e, citando ancora la Mcdonell «Quando si attraversano i suoi confini irregolari, l’uomo ritrova se stesso appena ha superato la prima delle numerose difese naturali che l’Abruzzo oppone alla vita moderna». La natura quindi come elemento determinante che preserva un territorio e lo conserva, ma che contestualmente separa e si oppone al cambiamento. La natura che si ribella, unica e sola, al nuovo tempo veloce che attraversa la società.
Quasi a voler riproporre una storia che si è interrotta nella seconda metà dell’Ottocento, Andrea Bocconi e Claudio Visentin intraprendono un viaggio stravagante con i loro figli, Pietro, undici anni, e Martina, dieci, accompagnati da Nino ed Eva, due muli. Un viaggio che li porterà in poco più di una settimana da Scurcola Marsicana a Celano, un percorso che si sarebbe potuto coprire in poco meno di mezz’ora.
In viaggio con l’asino è un viaggio che nasce in modo del tutto casuale e risponde all’esigenza di fare un viaggio come esperienza. Un viaggio libero, con un tempo differente da quello che normalmente si vive. Un viaggio a piedi, con i muli che trasportano il nécessaire, alla ricerca, forse, di se stessi, della propria ragion d’essere.
Il libro si compone di due parti. La prima, scritta da Andrea Bocconi, documenta i sei giorni del viaggio; la seconda, scritta da Claudio Visentin, è una sorta di opera omnia sull’asino. Un po’ consigli per l’uso per chi volesse viaggiare con un asino, ma anche storia dell’animale e soprattutto della letteratura che lo vede protagonista. Dal ciuco di Sancio Panza a Modestine, l’asinella del viaggio che Robert Louis Stevenson compì nelle Cévennes nel 1878, dove per la prima volta l’animale assurge a protagonista di una vicenda.
Ma andiamo con ordine e partiamo dalla prima giornata di questo viaggio in Abruzzo: «Dove si parla dell’arrivo al casale Le Crete, del come asini si nasce e asinai si diventa, e di molti asini in fuga». Il distacco dal mondo contemporaneo, il momento in cui si apprendono le lezioni per sopravvivere in questo straordinario viaggio. La seconda giornata: «Da le Crete a Poggio Filippo, passando per Sorbo. E poi anche più in là, l’accampamento. Ove si racconta della fine precoce dell’idillio con la natura e di una notte buia e tempestosa». È quella più difficile. La giornata della pioggia e della paura di non farcela ma anche la giornata delle orchidee selvatiche. La terza giornata «Dal prato sopra Poggio Filippo a Santa Maria in Valle Polcraneta, e infine riuscimmo a rivedere il sole» è la giornata della consapevolezza e delle riflessioni profonde. La quarta giornata «Ove s’indugia in Santa Maria in Valle Porclaneta aspettando che spiova, interrogandosi su di un episodio misterioso. Poi si prosegue per Rosciolo fino a Magliano de’ Marsi, e si racconta di come sia difficile parcheggiare un asino in quel paese» e la quinta «Da Magliano de’ Marsi a Forme, passando per Alba Fucens» sono le giornate in cui scopri che Costanza e Pancrazio hanno le chiavi per il paradiso. La sesta giornata «Da Forme a Celano, passando per Santo Iona», infine, è quella dell’arrivo.
Un viaggio che ci fa conoscere luoghi e persone ma soprattutto che permette di scoprire o di ri-scoprire un rapporto più diretto con se stessi. Un viaggio che c’informa di un Paese, quindi l’Abruzzo come metafora dell’Italia, che non conosce più se stesso. Che non conosce più gli animali. Che non conosce i fiori, le piante, che non vive più in sintonia con la natura. Un viaggio che ribalta antiche credenze: che i residenti e in particolare gli anziani conoscano il loro territorio, conoscano la storia. E perciò i nostri eroi si fidano sempre più delle carte che hanno portato piuttosto che dei suggerimenti della popolazione locale. Un viaggio nei rapporti. Tra padre e figlio. Tra amici. In cui ci si conosce di più anche se si parla poco, in cui s’impara a tacere. Un viaggio che scardina le gerarchie e rende perciò interscambiabili le figure di chi insegna e di chi impara, di chi guida e di chi segue.
Infine un viaggio che aiuta a conoscersi meglio e ci ricorda che «Ogni tanto ci vuole una vacanza dalla condizione adulta».
Titolo In viaggio con l’asino
Autore A.Bocconi, C.Visentin
Editore Guanda
Anno 2009
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