le mie recensioni


Visit Us On FacebookVisit Us On InstagramVisit Us On LinkedinVisit Us On YoutubeVisit Us On PinterestCheck Our Feed

Gabriella Genisi, La teoria di Camila

L’ipocrisia del vivere contemporaneo e la difficoltà degli uomini di raggiungere la felicità. Un cambio di registro per la scrittrice Gabriella Genisi che si misura con una nuova dimensione narrativa. Un viaggio all’interno della persona umana per comprendere la sua vera natura e come si relaziona agli altri. Una storia comune a molte famiglie italiane, un vecchio genitore in difficoltà fisiche accudito da una badante e la vita che scorre come se nulla fosse. Marco, il coprotagonista della storia, conosce solo il nome della badante di suo padre, Camila, di lei non sa nulla, non la considera, ne ignora la storia. In realtà non conosce nemmeno la sua storia, ovvero la storia di suo padre e solo la morte di quest’ultimo, con la quale si apre il libro, gli consentirà di intraprendere un viaggio alla fine del quale sarà un uomo diverso.

«Cercavo una lettera, un biglietto, un post-it. Qualcosa per me, un pensiero di mio padre, un consiglio, un rimprovero. Una sola parola. Un pezzetto di carta da tenere nel portafoglio tutta la vita, un quaderno da tenere sul comodino.
Dove vanno a finire tutte le parole, mi chiesi. Le parole pensate, quelle mai dette, scritte e poi cancellate. Le parole amate, quelle che fanno male, quelle che cambiano le cose, le vite, a volte anche gli uomini.».
Alcune di quelle parole, per esempio quelle che non si erano mai dette lui e suo padre, erano finite in un quaderno che il professore aveva scritto negli ultimi mesi di vita, facendosi aiutare da Camila. E così la notte che doveva essere di veglia diviene una notte di lettura. La notte in cui Marco riscopre e ricostruisce la sua vita pezzo per pezzo. Stagione per stagione. La notte in cui si accorge della presenza di Camila che non è una cosa, un oggetto, ma una persona. Una persona che ha saputo trasformare la propria debolezza sociale in forza e che riserverà continue sorprese fino alla fine della storia.
«Vorrei svegliarti e abbracciarti forte. Spiegare il mio dolore. Raccontarti tante cose. Dal fallimento della mia vita, di una generazione. Di un Paese intero. Mi giro intorno e cedo solo gente triste. Incattivita. Amici, colleghi, famiglie distrutte, costrette a fare i conti con il quotidiano senza poter dare spazio ai sogni. Non c’è progresso senza la felicità e noi resteremo precari a vita, stritolati dalla pressione fiscale e da un mucchio di ciarlatani al governo. Ammutoliti davanti alla mancanza di orizzonti, senza alcuna speranza riposta nella parola futuro.».
Può accadere che la morte di un congiunto sveli un mondo che pensavamo di conoscere, ma che in realtà non conoscevamo affatto. Ed è esattamente quello che accade a Marco che è costretto a riavvolgere il nastro della sua vita e rivedere fotogramma per fotogramma per comprendere, esattamente, ciò che è capitato a lui e alla sua famiglia. Un viaggio di conoscenza doloroso che gli consente di vedere il mondo in un modo nuovo e rimettere tutto in discussione, le grandi come le piccole cose della vita.
«Anna mi guardava e sorrideva. Poi si stringeva forte a me e non diceva nulla. Forse già sapeva. Le donne del Sud sono tutte un po’ fate, o un po’ streghe. Sanno leggere il futuro, anche quello che non accadrà.».
Una prova di maturità di Gabriella Genisi che mostra di saper utilizzare un’ampia tavolozza di colori per raccontare il mondo, soprattutto che l’umanità è fatta di persone, ognuna diversa dall’altra, e che approfondire la conoscenza reciproca, superando le barriere che spesso costruiamo tra noi e gli altri, aiuta a capire meglio il mondo e a vivere meglio. In qualche caso anche a sfiorare la felicità.

Condividi
  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • MySpace
  • RSS

Leave a Reply