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La vita erotica dei superuomini, Marco Mancassola

Nell’incipit dell’ultimo romanzo di Marco Mancassola è possibile leggere tante cose. Tante che raramente capita di poter catturare un romanzo in così poche righe. C’è il teatro dove si svolgono le vicende, il protagonista che poi diventeranno i protagonisti, c’è la parabola della vita dei superuomini.«Un tempo quello era il centro del mondo, un mazzo di steli di cemento conficcati nel granito, un reticolo di strade dai cui tombini usciva, costante, il vapore del sogno. Un tempo quella era la sua città, il luogo dove lui compiva grandi imprese, dove progettava meraviglie, dove sua moglie lo amava senza condizioni e dove ogni parola pronunciata, anche la più casuale, aveva il suono di una battuta perfetta.»
C’è New York City descritta con poche ed efficaci parole. Parole che a leggerle ad alta voce suonano come onomatopeiche. “Un mazzo di steli di cemento conficcati nel granito” è come vedere i plinti di fondazione dei grattacieli che entrano nella terra e s’insediano per restarci, a lungo. C’è “il vapore del sogno” che tutti abbiamo ri-conosciuto e ri-trovato nella nostra memoria, per averlo visto nella realtà o in fotografia. C’è l’autunno della vita dei superuomini che diventa l’autunno di ognuno di noi. E mentre seguivo l’evoluzione della storia umana di Mister Fantastic, Batman, Mystique e Superman, i supereroi pop di cui parla il libro, mi è ritornata in mente la musica prima e le parole poi di Franco Battiato che canta “e il mio maestro m’insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro all’imbrunire”, parole che sembrano scritte anche per la storia che Mancassola ci narra. Una narrazione fantastica che trasforma la realtà in sogno e il sogno in realtà. I superuomini, gli eroi che hanno fatto battere il cuore ai ragazzi di tutto il mondo, sono lì, come uomini comuni e mortali, a piangere lo stesso pianto di un padre. Soffrono e invecchiano. Sono lì con la loro caducità a ricordarci che l’immortalità non esiste. Che tutti, proprio tutti, viviamo, invecchiamo, soffriamo, amiamo e infine moriamo. Che non si può truccare il rapporto con lo scorrere del tempo. Che la vita contiene la morte, per certi versi è la morte. C’è un continuo richiamo, come ineluttabile, che viene reso quasi multimediale, alla vita che scorre intorno a noi. Un artificio per collocare quello che succede ai protagonisti in un posto preciso che può essere quello e non altro. Un posto preciso nel tempo e nello spazio. Proprio per questo è importante “vedere” ciò che sta facendo il mondo intorno a noi in quell’istante.
Una scrittura mai banale con una varietà parole che è un piacere leggere. Una scrittura strettamente funzionale alla scrittura stessa. La storia, il narrare, corrono paralleli. O meglio ci sono più letture possibili. Una prima, che cattura dalla prima pagina, segue l’evoluzione lessicale e vive di parole appunto. Dei suoi artifici. Delle sue regole. Una seconda lettura invece è quella della narrazione. Corrono parallele e sembra quasi che possano fare a meno l’una dell’altra. C’è un senso di straniamento che accompagna la lettura. Una sorta di separazione che accompagna la lettura e separa le parole dalla narrazione. Pare quasi che la ricerca delle parole giuste prevalichi sulla storia che quelle stesse parole stanno raccontando. La storia infatti non è il cuore di questo libro, perché se l’idea che è alla base promette scintille, la grammatica con la quale si sviluppa non sempre regge il confronto con le premesse, e trova proprio nella scrittura il suo riscatto. Riscatto che si trova invece nelle pagine dedicate all’amore, le migliori che Mancassola ci regala.
«Il suo cervello era troppo razionale per ammettere tutto questo. Per ammettere che l’infelicità amorosa potesse stringergli il corpo come una mano stringe il bicchiere, e che a ridurlo così fossero stati i mesi di sbalzi emotivi, tormento, gelosia da quando aveva imparato il nome di Elaine. Elaine. Elaine.»
Una storia e una lettura che fanno crescere la nostalgia per tutti i posti e per tutte le persone che non abbiamo conosciuto perché intenti a guardare solo il nostro ombelico pensando che quello e quello solamente, fosse il centro del mondo.

Titolo La vita eroica dei superuomini
Autore Marco Mancassola
Editore Rizzoli
Anno 2008

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