Non ho mai scritto recensioni per libri di poesie. Forse non mi sento sufficientemente preparato per farlo. Leggo poesie ma mi sento più a mio agio tra i romanzi e i racconti e condivido molto del mio tempo con la saggistica e le biografie o le autobiografie.
Perciò ciò che segue più che una recensione la definirei una lettura altra, una sorta di dialogo a distanza nel tempo e nello spazio. Intercettare alcune emozioni attraverso la parola, le parole. Interpretarle forse. Seguire un percorso analogo a chi scrive e cercare nella semplificazione estrema e nella sintesi il significato vero e più profondo delle parole.Ho cercato di catturare, giù e dentro, nel buio e nel silenzio più assoluto, attimi di vita vissuta, come volati via.
Scoprire le tante mutazioni e attraversare le stesse paure. La stessa tristezza e lo stesso sorriso.
Inseguire amori e aspettare arcobaleni.
Sperimentazione e rischio su territori inesplorati della scrittura e della parola, delle parole. Ma soprattutto ho cercato di ri-leggere.
È scrivere una nuova storia.
È una storia di abbandoni.
Abbandono della fanciullezza.
Abbandono della pubertà.
Abbandono dell’innocenza.
È una storia di scoperta.
Scoperta del proprio corpo.
Scoperta della propria esistenza.
Scoperta di altro da se.
È una storia di paure.
Paura del passaggio.
Paura dell’attraversamento.
Paura del camminare da soli.
È una storia intima.
Intima perché parla di tristezza.
Intima perché parla di sorrisi.
Intima perchè si guarda, dentro.
È una storia d’amore.
Amore da inseguire.
Amore da cercare dappertutto.
Amore celato.
È una storia di speranza.
Speranza nella vita.
Speranza nell’amore.
Speranza nella rinascita.
È una storia.
Una storia di silenzio infinito.
Una storia di lucciole e di rami.
Una storia di arcobaleni.
È la storia.
La storia di una bambina che non c’è più.
La storia di una ragazza che non c’é più.
La storia di una donna che si farà.
Titolo Pierrot scalzo
Autore Cristina Mosca
Editore Tracce
Anno 2006
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