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Non siamo tutti uguali

In questo tempo lungo da fine impero che l’Italia sta attraversando molte sono le analogie con la caduta dell’Impero Romano. Conflitti tutti interni alla politica, pressione fiscale insopportabile, aumento della disoccupazione e conseguente perdita della coesione sociale, difetti del sistema costituzionale, mancanza di consenso crescente nei confronti del governo e della quasi totalità della classe politica dovuta in primo luogo alla corruzione dilagante, sono le cause principali di questa lunga notte della Repubblica.

Prima e sopra queste ce n’è una più importante e determinate delle altre: l’impoverimento culturale complessivo della società italiana. Un lungo e lento processo di analfabetizzazione, una sorta di globalizzazione dell’ignoranza, che da oltre vent’anni sembra essere diventato un elemento di continuità che accomuna la destra e la sinistra.
Sono tempi questi in cui ostentare la propria ignoranza costituisce una nota di merito e spesso aiuta a far carriera. Non più di qualche anno fa Silvio Berlusconi si è vantato pubblicamente di non leggere libri, lui che è il “padrone” di quasi tutta l’editoria italiana, così come vi saranno note le perfomances scolastiche del figlio di Umberto Bossi, bocciato per tre volte consecutive agli esami di stato tenuti in un istituto privato. A margine si potrebbe parlare anche di Maria Rosa Gelmini, diplomatasi presso il liceo privato confessionale “Arici” che supera l’esame di stato per l’abilitazione alla professione di avvocato a Reggio Calabria, da tutti comunemente considerato refugium peccatorum.
Il primo com’è noto a tutti è Presidente del Consiglio dei Ministri, il secondo, meglio conosciuto come la trota, nomignolo affibbiatogli dal padre, primo degli eletti nel Consiglio regionale della Lombardia e l’ultima in ordine di apparizione Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca.
Questa palese ignoranza non è mai fine a se stessa ma produce effetti catastrofici sull’intera comunità, soprattutto se “il padrone delle ferriere” tra le sue proprietà annovera la quasi totalità dell’editoria e dei mezzi di comunicazione e contemporaneamente è anche il capo del governo. Il suo “modo di vivere” e il suo “stile di vita” escono dalla sfera del privato e divengono modelli comportamentali, esempi da seguire e imitare.
L’opposizione tutta, quella che siede in Parlamento e quella che è fuori dal Parlamento, se vuole invertire la rotta e vincere la sfida per diventare forza di governo deve vincere innanzitutto questa sfida. Sarà una partita lunga e difficile combattuta con armi impari perché la parzialità dei mezzi di comunicazione è tale da far diventare un’impresa ardua qualunque battaglia politica e culturale si voglia intraprendere. A tal proposito basti ricordare il caso Boffo, l’ex direttore di Avvenire, e la vicenda legata all’appartamento di Montecarlo della compagna di Gianfranco Fini.
La lettura dei giornali di questa domenica mattina non ha fatto altro che rafforzare questa convinzione. Tre articoli che da punti di vista diversi descrivono bene il declino civile e morale del nostro Paese. Ve li propongo per riflettere insieme.

Fantastica Deneuve, eroina anti-machismo: «Ci siamo ispirati alla politica italiana», di Claudia Morgoglione

Attenti al ladro, di Giorgio Bocca

Lo strano caso dell’ignoto commensale, di Umberto Eco

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