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Basta, scendiamo tutti

La reazione spropositata di Antonio Scurati al Premio Strega, era nella cinquina finale con Il bambino che sognava la fine del mondo, è uno dei segnali del degrado in cui versa l’Italia. Un segnale che ci dice che si è superata la linea di demarcazione tra la convivenza civile e la barbarie. Quando Paolo Giordano, Presidente di turno della giuria, ha proclamato Tiziano Scarpa vincitore per un solo voto, Scurati ha avuto un gesto di stizza che si è trasformato in idiosincrasia quando Scarpa lo ha invitato a condividere una bevuta con il liquore che da il nome al premio. Scurati non ha accettato l’invito e con un movimento veloce e, per certi versi, volgare è andato via senza salutare.

Questo episodio, che alcuni potrebbero leggere come normale reazione di stizza per aver perso il più importante premio letterario italiano per un solo voto, è indice invece di un clima di odio che da troppo tempo ormai inquina e deforma la vita pubblica del nostro paese. Si è creato un clima di contrapposizione e una frattura che attraversa tutta la società, e che divide sempre più.
Non si è più capaci di discutere, piuttosto ci s’insulta. Siamo inondati di volgarità e accerchiati da mediocrità. Parvenau, gente che improvvisa. Persone che dalla notte alla mattina si vedono catapultate dal talamo alla stanza dei bottoni.
Un impoverimento culturale e civile, lento, ma costante e progressivo. Un impoverimento di tutta la popolazione. Una società, quella italiana, che si riconosce in valori che solo qualche anno fa erano ritenuti da tutti disvalori. E nessuno, di quelli che potrebbero e dovrebbero parlare, dice nulla.
Non una voce che si alza per parlare in maniera semplice e chiara.
Non una voce in grado di proferire parole di buon senso. Parole che abbiano a che fare non con gli interessi personali ma che rappresentino l’interesse della comunità.
Non una voce che spieghi, ad esempio, alle tante signorine che affollano studi televisivi e impazzano sui giornali, che è meno volgare essere una escort piuttosto che accompagnare, a pagamento, lo sceicco o anziani ricchi paperoni.
Non una voce che spieghi a queste signorine che quello non è un lavoro.
Glielo dovrebbero dire i genitori.
Glielo dovrebbe dire la scuola.
Glielo dovremmo dire tutti. E non dovremmo dirlo a bassa voce.
E poi si dovrebbe smettere, una volta per tutte, di contrapporsi per nome e per conto di capi o sottocapi.
Bisognerebbe imparare a usare ognuno la propria testa, per provare tutti insieme a far rinascere il nostro Paese. Un Paese con un grande passato, un presente da dimenticare in fretta, e che rischia di non avere un futuro.
Per fare questo c’è bisogno di dire dei no. Di non assecondare sempre e comunque la pancia del Paese, ma al contrario d’indicare rotte nuove.
Per tutte queste ragioni non mi è piaciuta la reazione di Antonio Scurati al Premio Strega.
Gli scrittori e gli uomini di cultura, e Scurati certamente lo è, non possono comportarsi così.
E sono certo che Scurati capirà e si scuserà pubblicamente. Capirà che è importante dare l’esempio, perché in questo tempo smarrito che abitiamo, c’è bisogno di esempi e di nuove rotte per uscire dal guado e abbandonare il degrado che ci sommerge.
Per questo, sono certo, Scurati capirà.

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