Bastardi senza gloria di Qeuntin Tarantino
Oscar. È il Quentin Tarantino di Pulp Fiction e alla fine ti vien voglia di battere le mani. Il regista americano propone una sorta di rito collettivo che è anche un’esperienza catartica. Un inno e un amore senza limiti per il cinema tout court con le tante citazioni che Tarantino dosa sapientemente per tutta la durata del film. E come in una pièce teatrale tutto si organizza e converge verso il cuore del problema che trova nel grande rogo finale il giusto epilogo. Ancora una volta è il cinema il luogo dove i cattivi perdono e i buoni vincono.
Enzo. Quentin Tarantino rappresenta una generazione di cineasti formatasi sui film in videocassette senza passare per la letteratura. Ne risulta un linguaggio del tutto insufficiente sul piano dei contenuti. Bastardi senza gloria trasforma con picchi di involontaria cialtroneria l’incubo del Terzo Reich in un guazzabuglio splatter. I nazisti veri non si comportavano da marionette invertebrate pronte a dimenarsi sotto i colpi di mitra. Ci fosse almeno la danza di Salma Hayek che ravviva Dal tramonto all’alba…
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