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Cruijff e il calcio totale: la rivoluzione della grande Olanda

Il Centro 1 luglio 2014_02

Questo articolo è pubblicato anche sui quotidiani on line del Gruppo L’Espresso la Repubblica

La data di nascita ufficiale del Calcio Totale è il 1974. È vero però che i prodromi di quella che da tutti è definita la più grande innovazione calcistica dal dopoguerra a oggi, c’erano già tutti nelle quattro vittorie consecutive in Coppa dei Campioni del Feyenoord nel 1970 e dell’Ajax di Johan Cruijff e Johannes Jacobus Neeskens nel 1971, 1972 e 1973.
Le vittorie a ripetizione delle due squadre richiamarono l’attenzione dei club più titolati del Vecchio Continente sui calciatori più rappresentativi, e fu così che le squadre più titolate e ricche saccheggiarono, impoverendolo, il campionato olandese.

Ma come in tutte le più belle favole, mentre il movimento calcistico orange era sul punto di dichiarare un fallimento tecnico, proprio in virtù del depauperamento dovuto alla vendita di calciatori all’estero, irrompe sulla scena Rinus Michels, che come selezionatore della nazionale per i Mondiali del 1974, che si svolsero in Germania, costruì una squadra formidabile con una fusione perfetta tra i calciatori delle due squadre plurivittoriose in Coppa dei Campioni. Nasceva così il Calcio Totale.
Quella squadra schierava quattro difensori rigorosamente in linea, Surbier, Haan, Rijsbergen e Krol che giocando molto alti, “inventarono” il fuorigioco sistematico. Tre centrocampisti, Jansen, Neeskens e Van Hanegem, e tre attaccanti. Un 4-3-3 che per la prima volta utilizza tre calciatori offensivi, due dei quali, Rep e Rensenbrink, molto larghi sulle fasce e Johan Cruijff libero di muoversi per tutta l’ampiezza del terreno di gioco.
Tutti erano assolutamente intercambiali nei rispettivi ruoli. Il prototipo di questo nuovo calciatore che poteva giocare ovunque, fu, senza ombra di dubbio, Johan Neeskens. La stella assoluta di quella squadra, Johan Cruijff. Johannes Jacobus Neeskens ha permesso a Michels di poter costruire la squadra più forte e innovativa di tutti i tempi, la sua evoluzione e trasformazione tecnico tattica è paradigmatica e si sposa perfettamente con l’idea di Calcio Totale che aveva in testa l’allenatore.
Inizia la carriera come difensore per trasformarsi prima in incontrista e successivamente in play. Infine gioca come centravanti quando Cruijff lascerà l’Ajax per il Barcellona. Corsa abbinata a tanta qualità in ogni zona del campo, forte di testa, segna con continuità ed è quasi infallibile dal dischetto di rigore. È lui, infatti, a trasformare il rigore nella finale mondiale contro la Germania al primo minuto di gioco dopo che Cruijff aveva seminato metà squadra tedesca. Dopo aver vinto tutto con la maglia dell’Ajax prende la strada per la Spagna e ricompone al Barcellona il duo magico con il numero 14 dell’Olanda e dell’Ajax, Johan Cruijff.
La storia calcistica del numero 14, “Il Profeta del gol” come lo definì Sandro Ciotti, nasce tra le strade di Amsterdam, la sua città natale. Segna una quantità industriale di gol fin dalle giovanili dell’Ajax, nelle quali entra a far parte all’età di dieci anni. Il suo esordio nel campionato olandese avviene quando non ha ancora compiuto diciassette anni ed è, ovviamente, coronato da un gol.
L’anno successivo sulla panchina dei Lancieri con maglia bianca, solcata da una banda verticale rossa, siede Rinus Michels, non ancora il padre del calcio totale, ma in quel momento giovane allenatore ed ex punta di diamante proprio dei bianchi d’Olanda. Ed è proprio in quel laboratorio di calcio che fu l’Ajax di Michels che iniziò la leggenda di Johan Cruijff. Un calciatore completo e universale, capace cioè di giocare in qualunque ruolo dal centrocampo in avanti e che aveva nel dribbling in velocità la sua arma migliore.
Con la maglia dell’Ajax ha segnato 204 gol in 276. La sua media non è molto diversa se si guarda lo score di tutta la carriera, 369 gol in 662 partite. Il suo palmares è da brividi: nove campionati e sei coppe nazionali d’Olanda, un campionato e una coppa del re in Spagna con la maglia del Barcellona. Ancora tre Coppa dei Campioni, una Coppa Uefa e una Coppa Intercontinentale. Soprattutto vincitore per tre volte del Pallone d’oro quale miglior calciatore europeo.
Giocava con la maglia numero 14 che, in occasione del suo sessantesimo compleanno, l’Ajax ha deciso di non assegnare più a nessun calciatore. Nel decennio tra il 1964 e il 1974, anno che coincide con l’affermazione globale del calcio totale, è stato costantemente tra i primi tre calciatori più forti del mondo e comunque tra i migliori della storia del calcio mondiale. Gioannin Brera lo chiamò il Pelè bianco.
L’inventore del Calcio Totale fu dunque Rinus Michels. Il primo ad aver vinto nel suo paese d’origine, l’Olanda, il campionato prima da calciatore e successivamente da allenatore, nel 1999 la Fifa lo elesse allenatore del secolo. Costruì una squadra fantastica che pur non vincendo nessun titolo, giunse seconda in due campionati mondiali consecutivi, è diventata la squadra più importante della storia del calcio moderno. Michels vincerà il titolo di campione europeo dieci anni più tardi, nel 1988, e sempre in Germania, con un’altra squadra formidabile che si fondava sul trio che fece le fortune del Milan di Arrigo Sacchi: Rijkaard, Gullit, Van Basten. Quest’ultimo certamente il più dotato tecnicamente dei tre tulipani che vinsero quel titolo europeo. Marco Van Basten esordì con la maglia dell’Ajax a diciassette anni sostituendo proprio Johan Cruyff, il più grande calciatore europeo di tutti i tempi. Nelle tre stagioni successive e sempre con la maglia bianca con banda rossa dei lancieri dell’Ajax, segna e vince tutto ciò che è possibile vincere. Per tre anni il campionato olandese e la coppa d’Olanda e per quattro la classifica dei cannonieri con 128 reti realizzate in 133 partite. Numeri da record che lo proiettano in una dimensione europea pur essendo poco più che ventenne. E così anche per lui il futuro non sarà in patria ma in una delle squadre di club più forti di sempre che Arrigo Sacchi sta costruendo a Milano, sponda rossonera.
Con Rijkaard e Gullit formerà un trio fantastico e contribuirà in maniera decisiva ad arricchire il palmarès del club di via Turati. Con la maglia rossonera vince per tre volte il Pallone d’oro, 1988, 1989, 1992 e nel 1992 il Fifa world player, oltre a quattro scudetti e altrettante Supercoppe italiane. Tre Champions League, tre Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali.
Il “cigno di Utrecht”, questo il nome con il quale fu ribattezzato in omaggio alla bellezza del suo calcio, a dispetto dei 188 centimetri di altezza e degli 80 kg di peso, è stato un calciatore con una tecnica raffinatissima. Forte nell’uno contro uno come, ovviamente, nel colpo di testa, ha realizzato i suoi gol più belli in acrobazia, em bycicleta, regalando a tutti gli amanti del calcio gioie indimenticabili. E proprio in acrobazia segna, nella finale vittoriosa dell’Europeo 1988, un gol che entra di diritto nella galleria dei gol più belli della storia del calcio.
Dal 1974 a oggi sono trascorsi 40 anni e l’Olanda non è più la squadra che pratica il miglior calcio possibile, ma nel “Mondiale dei mondiali” che si sta disputando in Brasile la sua stella è tornata a brillare grazie a un altro grande allenatore, Louis Van Gaal, e a un trio che non sfigurerebbe nemmeno nell’Olanda degli anni Settanta: Wesley Sneijder, Robin Van Persie e Arjen Robben. Soprattutto l’attaccante del Bayern di Monaco, sta disputando un campionato del mondo eccezionale sotto ogni punto di vista, compresa la dichiarazione in cui si scusa per la simulazione compiuta in area di rigore, in occasione della partita contro il Messico. Una lezione di stile e di educazione che riconcilia con un mondo, quello del calcio, sempre più falso e ipocrita.

 

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