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Ex Aurum perché azzerare la storia recente?

Ex Aurum non era un semplicemente un nome ma un tòpos, un “luogo” della città di Pescara. Coniugava la memoria della fabbrica con la volontà, manifestata in più occasioni da tanti cittadini, di riappropriarsi di un pezzo di città.

«Dibattiti, feste, belle manifestazioni d’arte, hanno aperto e subito chiuso e di nuovo aperto le grandi porte dell’edificio; appropriazioni saltuarie e diverse hanno ampliato e rinnovato la sua memoria, evocato usi dimenticati: le scampagnate davanti al portico del Kursaal, le riunioni mondane che vi si tenevano, e la durezza e calore di una fabbrica grande per la nostra regione. Ho avuto esperienza diretta di questo ultimo flusso pulsante nelle forme dell’ex Kursaal/ex Aurum. Più di qualsiasi discorso o programma questo riuso difficile, saltuario, continuo, ha fissato quest’opera di Michelucci nell’identità di Pescara». Così scrive il prof. Ilvi Capanna in occasione di una delle più belle edizioni di Fuori Uso, era il 1995, che si sono svolte proprio nella ex fabbrica di liquori. L’ex Aurum fu individuato come il cuore pulsante di quello che sarebbe diventato il grande parco urbano della pineta dannunziana. Per questo motivo si creò un movimento di opinione, intellettuali, studenti, semplici cittadini, supportati dalla sinistra pescarese, che, con una serie d’iniziative ad hoc, costruì un percorso che ha portato il bell’edificio di Giovanni Michelucci alla rinascita a cui abbiamo assistito in questi ultimi anni.
Questo percorso inizia nel 1988 con un’assemblea organizzata proprio nell’edificio dell’ex Aurum e che vedeva tra i relatori l’allora assessore alla cultura del comune di Roma, il prof. Renato Nicolini. Ci furono feste de L’Unità, 1988 e 1989, che avevano come tema proprio il riutilizzo della struttura e l’indimenticabile Festa del 1991 che pose al centro del dibattito il riaccorpamento della pineta e che durò 18 giorni. Ancora il Capodaurum nel 1989. E, mostrando tutto il potenziale di un suo possibile riuso legato a eventi culturali, alcune edizioni della manifestazione d’arte contemporanea Fuori Uso.
Tutte queste iniziative hanno creato un’aspettativa che ha trovato risposte nel recupero dell’edificio e nell’accorpamento della pineta dannunziana, trasformando quell’area in una delle più belle della città di Pescara.
Ecco perché ex Aurum non era semplicemente un nome, ma, appunto, un luogo riconoscibile della città. Non Aurum quindi, ma proprio ex Aurum.
I cittadini sono legati a un luogo che è diventato icona e al tempo stesso memoria della città non alla marca di un liquore. Il sindaco di Pescara, che ha stipulato una convenzione che consente alla città di utilizzare il nome di quella marca di liquore, ha dichiarato: «Ho chiesto all’amministratore delegato Reina un incontro per valutare le possibili strategie di marketing, nell’ottica di tornare a coniugare storia, cultura, territorio e il nome del famoso liquore Aurum».
Ben vengano accordi, idee e soprattutto contributi economici per finanziare iniziative culturali ma perché “svendere” il nome di un patrimonio della città e cambiare nome al nostro caro ex Aurum?

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