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Fuga continua dalla Rai (così pare)

A leggere i giornali o a seguire le notizie che corrono veloci sulla rete sembra che tutti (e tutti sta per anchorman, giornalisti, nani e ballerine) stiano scappando dalla Rai. Come un ammutinamento. Prima Michele Santoro, poi Lucia Annunziata, addirittura Simona Ventura. Un programma intero, il programma più visto dell’intera stagione televisiva appena trascorsa, Vieni via con me, sbolognato come se fosse l’ultimo dei fondi di magazzino.

Su Michele Santoro si è scritto, si scrive e si scriverà, come sempre, tutto e il contrario di tutto. E forse anche per questo motivo ho poco da aggiungere se non il fatto che prima della degenerazione totale dell’ultimo anno di Silvio Berlusconi non lo seguivo più. Poi le sceneggiate del nostro premier mi hanno indotto, più per curiosità, a seguire quasi tutte le puntate dell’ultimo anno. Il bilancio a fine stagione, per quel che mi riguarda, è il seguente: tranne Vauro, esclusa qualche inutile e rancorosa vignetta, la trasmissione non mi è piaciuta. Un disco che ripropone sempre la stessa musica senza nessuna variazione sul tema. Meno spazio alla narrazione più spazio alla creazione di nuove icone televisive. Io avrei fatto esattamente il contrario. E comunque nessuna nuova idea. Il miglior Santoro è sempre quello che realizza speciali in cui non compare quasi mai in video. In questo senso è esemplare lo speciale andato in onda questa settimana sulla condizione dei pescatori in Italia. Quello si è stato un bell’esempio d’inchiesta, una denuncia di regole che non vengono rispettate, un approfondimento utile per comprendere. Una storia costruita con la storia di singole persone che tutte insieme restituiscono una visione collettiva del tema. Una bella pagina di giornalismo. Questo Santoro mancherà al servizio pubblico, quello di Anno zero no. Il secondo è identico a tanti altri anchorman e a tante trasmissioni che fanno della faziosità una bandiera, legittima, ma che poco hanno a che fare con un giornalismo che si propone di cercare le notizie, raccontare i fatti per poi analizzarli. Meglio la lunghissima messa laica che va in scena il lunedì da Gad Lerner, dove gli ospiti, mediamente più colti e raffinati di quelli di Santoro, riescono ad esprimere il loro pensiero senza per questo esser messi alla gogna mediatica.
Eccentrico appare il caso di Lucia Annunziata. La giornalista salernitana, conterranea di Santoro, già direttore del Tg3 e Presidente della Rai, nonché attivista di sinistra, consegna le sue dimissioni irrevocabili al Cda di Viale Mazzini e va via sbattendo la porta non prima di denunciare «metodi mafiosi» utilizzati nei suoi confronti. Al cambio, ormai imminente, dei padroni del vapore della politica, cambiano, di conseguenza, anche i riferimenti su cui puntare. Anche Massimo D’Alema appare sempre più in difficoltà nella gestione del potere, perché non dovrebbe valere lo stesso principio per l’Annunziata? In fondo tra le tante attività che esercita continuare a fare l’editorialista per La Stampa e il direttore responsabile di Aspenia, la rivista dell’Aspen Institute Italia, e francamente, non mi pare poca cosa.
La domanda delle cento pistole la riserverei dunque per il programma di Roberto Saviano e Fabio Fazio, Vieni via con me.
Perché regalare alla concorrenza un programma e un’idea che hanno avuto successo di pubblico e di critica senza precedenti, e soprattutto un grande successo economico per la Rai?
A questa domanda il Presidente della Rai deve dare una risposta a tutti noi che paghiamo il canone. Una risposta convincente altrimenti le dimissioni “irrevocabili” dovrebbe essere automatiche.
Infine che Simona Ventura lasci la Rai, il servizio pubblico televisivo nazionale, credo sia una delle poche, buone notizie degli ultimi anni e che per questo non abbia bisogno di ulteriori commenti.

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