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I saggi del giorno dopo

Ieri su Repubblica Paolo Rumiz firma un articolo che “ci” riguarda, Quei megastore a rischio sul greto del fiume Pescara. Un’analisi impietosa sui disastri ambientali, speriamo non irreversibili, che “la politica” ha contribuito a creare in Abruzzo.
Un’analisi impietosa che arriva oggi che il re è nudo. È tempo che ognuno si assuma le proprie responsabilità e che non si spari nel mucchio o peggio ancora si arrivi tutti a fare i saggi del giorno dopo.

Qui, in Abruzzo intendo, c’è stata una parte dell’opinione pubblica, quella più attenta alle questioni comuni che potremmo definirle anche “civili”, e una parte della politica, che questi disastri li ha denunciati per tempo e con puntualità. In queste denunce, e parla di denunce politiche, si sono fatti i nomi dei responsabili e delle attività che hanno portato la nostra regione allo stato in cui si trova. Basta sfogliare, al contrario, le pagine dei quotidiani locali per ri-scoprirlo, oppure fare una ricerca nella cineteca della rai per ri-ascoltare programmi televisivi nazionali.
Le denunce non si sono fermate agli episodi penalmente rilevabili ma sono andate oltre e più in profondità. Hanno riguardato il malcostume della politica locale e di alcuni esponenti politici in particolare che, approfittando del ruolo istituzionale ricoperto, hanno “inquinato i pozzi” della buona politica.
Mentre accadeva tutto ciò, e parliamo degli ultimi sei-sette anni, dov’erano i grandi mezzi d’informazione? Il cono d’ombra che si è riversato sull’informazione ha qualche ragione particolare? Ci sono state pressioni affinché ciò accadesse? Le grandi firme dei media italiani, che oggi si affrettano a cantare il de profundis per l’Abruzzo, farebbero bene a rispondere a queste domande piuttosto che a scoprire oggi, che il danno è fatto, l’acqua calda.
Nel tempo che abitiamo, dove tutto avviene in tempo reale, è importante intervenire tempestivamente. E perciò un’informazione che arriva con anni di ritardo a denunciare misfatti che sono sotto gli occhi di tutti, non è informazione. È meglio di niente, ma non è informazione. In qualche caso è sciacallaggio.
Non serve la caccia all’untore. Occorre che ognuno faccia bene il proprio mestiere. L’informazione faccia l’informazione, senza coni d’ombra e soprattutto non presenti il conto quanto tutto è successo. Di saggi del giorno dopo siamo già pieni.

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