Quello che segue è il testo dell’intervista che Simone Gambacorta, giornalista e critico letterario, mi ha fatto a proposito del mestiere dell’editore. Ecco il link al sito dove è pubblicata l’intervista: Oscar Buonamano, il mestiere dell’editore.
Il Critico Condotto (e Intervistatore), di Simone Gambacorta
Oscar Buonamano, il mestiere dell’editore
Lei è il direttore editoriale della Casa editrice Carsa di Pescara. Per cominciare, spieghiamo ai nostri lettori di cosa si occupa la società Carsa.
Carsa è una società di Comunicazione integrata:. È strutturata in diversi settori: pubblicità, eventi, fiere, progetti europei, comunicazione sociale, ambiente e sviluppo locale, allestimenti museali, e poi c’é il settore dedicato all’editoria con la casa editrice. Carsa, che quest’anno festeggia i suoi primi trent’anni di attività, si è sempre occupata di argomenti oggi molto di tendenza, come lo sviluppo sostenibile, e di tutti quegli strumenti che contribuiscono a rendere armonico e lo sviluppo di un territorio.
Carsa nasce in Abruzzo, ma opera a livello nazionale. Allora una doppia domanda: come si inserisce nel panorama regionale e come in quello italiano?
Carsa ha costruito nel corso di questi trent’anni, attraverso le sue molteplici attività, una vera e propria infrastrutturazione culturale per l’Abruzzo. Il catalogo editoriale di Carsa infatti lo si può leggere come un unico grande libro i cui capitoli sono costituiti dalle bellezze storiche, artistiche e naturali della nostra regione. Ha portato all’attenzione generale monumenti, chiese, castelli, eremi, interi borghi, che mai prima erano stati descritti e raccontati in tal modo. Un taglio editoriale che tiene insieme la dimensione scientifica e quella divulgativa, dove l’uso della fotografia e della parola sono interscambiabili. Negli ultimi anni l’attenzione si è spostata sull’intero patrimonio nazionale con il tentativo, in atto, di diventare l’editore delle regioni italiane. Nasce da questa idea la collaborazione con i maggiori quotidiani italiani che ha portato i prodotti editoriali di Carsa nelle edicole di gran parte del territorio nazionale. Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, oltre all’Abruzzo ovviamente, le regioni per le quali Carsa ha realizzato prodotti ad hoc. In particolare le due fortunate collane di guide, Meraviglie sconosciute e Borghi e Paesi, che ci danno grandi soddisfazioni.
Ora spieghiamo a chi ci legge in cosa consiste il suo lavoro di Direttore editoriale.
Prima di tutto il Direttore editoriale ha la responsabilità di redigere il Piano editoriale e il relativo budget di riferimento. Decidere cioè i libri che si realizzeranno nel corso dell’anno e indicare le risorse necessarie per tale realizzazione. Poi lavora al progetto editoriale dei singoli volumi, individua e sceglie gli autori, sia chi scrive i testi, sia, nel nostro caso, i fotografi. Infine la responsabilità del gruppo di lavoro che realizza praticamente i libri: grafici, fotografi e redazione.
Mi racconta la sua giornata tipo?
Parliamo del lunedì che è una giornata particolare. All’inizio della mattinata c’è una riunione con il Presidente, l’Amministratore Delegato e il responsabile del personale. Questa riunione dura, generalmente, un’ora. Dalle nove alle dieci. Dopo c’é la riunione d’inizio settimana con il gruppo di editoria per verificare lo stato di avanzamento dei lavori in corso e pianificare nuovi lavori. Questa riunione è più breve della precedente e dura tra i trenta e i quarantacinque minuti. Alle undici circa sono alla mia scrivania per leggere le mail e organizzare anche la mia settimana lavorativa. Pianifico gli eventuali incontri esterni e con le mie collaboratrici l’agenda degli appuntamenti interni. Dopo queste operazioni sono dai grafici per verificare “de visu” l’andamento dei lavori e nel pomeriggio mi dedico alla scrittura di nuovi progetti o a seguire l’andamento di progetti complessi. Negli altri giorni, quando sono in ufficio e non ho riunioni con i collaboratori, mi dedico quasi esclusivamente all’ideazione di nuovi progetti e a seguire l’andamento dei lavori in corso.
Che tipo di responsabilità c’è, nel dirigere una struttura così vasta?
Il mio diario di bordo è il Piano editoriale collegato al budget, seguo, in linea di massima, ciò che è stato deciso dal Consiglio di Amministrazione nel momento in cui viene approvato il budget. La responsabilità che avverto è quella di dirigere una struttura molto prestigiosa e quindi la necessità di dare sempre il massimo, ogni giorno. Proprio perché lavoro in una grande struttura, per quello che mi compete, sento in modo particolare l’impegno a dare sempre il massimo per poter avere un rapporto attivo e di collaborazione con tutti quelli che lavorano con me ogni giorno. Siamo in tanti e per questo bisogna impegnarsi sempre e sempre bene e soprattutto dobbiamo saperlo farlo tutti insieme.
Quali sono i principali aspetti di complessità del suo lavoro?
Qualsiasi lavoro che preveda la gestione di un gruppo di persone è complesso per sua natura. Inoltre il processo editoriale con il quale si arriva a stampare un libro è intrinsecamente complesso per la compresenza nel processo di realizzazione di aspetti tecnici e aspetti più propriamente culturali. Tenere assieme tutte queste cose non è sempre facile.
Qual è l’iter attraverso il quale un libro Carsa vede la luce?
Il momento in cui si decide di pubblicare un titolo può essere paragonato al concepimento. Quando il libro esiste, almeno nella nostra mente, inizia il processo di realizzazione. Si redige il piano editoriale dell’opera e si fanno le prime verifiche sulla congruità e fattibilità del piano editoriale. Dopo che il piano editoriale è stato verificato, si passa all’individuazione degli autori. E da qui inizia la fase della gestazione. Gli autori scrivono e/o scattano fotografie e inviano alla casa editrice il loro primo manufatto. È questo il momento del parto. Inizia cioè il lavoro di editing, quando questa fase si esaurisce il libro comincia a muovere i primi passi nel computer del grafico. È questa la fase dello svezzamento. Il libro prende forma giorno dopo giorno fino a quando si arriva all’ultima pagina. Adesso il libro passa in redazione al correttore di bozze e ritorna al grafico per le correzioni individuate e da apportare. Il libro adesso sta per compiere la maggiore età e può compiere quindi un viaggio più autonomo. Entra in scena la tipografia, che ricevuto il file del libro prepara una cianografica, una prova di stampa. La cianografica ritorna in casa editrice, si effettua un ulteriore controllo e si dà il fatidico “visto si stampi”. Quando il libro è stampato c’è l’ultimo passaggio per verificare che il risultato sia soddisfacente. Adesso il libro è finalmente maggiorenne e può iniziare la sua vita. Da questo momento in poi inizia il lavoro di distribuzione, la fase in cui il proodotto viene fatto circolare nei vari punti vendita. A questo lavoro sono preposti i diversi distributori coordinati dal responsabile della distribuzione. Qui si apre una nuova fase, un lavoro importante e lungo quanto tutto il percorso precedente.
In ambito editoriale si registra spesso una certa approssimazione e anche un certo dilettantismo. Che cos’è che fa sì che una casa editrice sia in effetti una casa editrice?
La casa editrice è un’azienda e come tale deve essere considerata e gestita, questo è il prerequisito. Poi occorre che chi ci lavora sia un professionista e che sappia fare bene il proprio lavoro. A ogni funzione, di quelle elencate prima, deve corrispondere almeno un’unità lavorativa e non ci devono essere sovrapposizioni di competenze e d’incarichi. Poi la differenza, come in tutte le attività che esercitiamo, la fanno sempre gli uomini.
Lei non è però “solo” uomo di editoria: scrive racconti, reportage, recensioni, cura le pagine culturali per il quotidiano pugliese “L’Attacco”, collabora con la rivista letteraria online “Books Brothers”, ha un blog – culturemetropolitane – dove parla di libri. Immagino che tutti questi interessi tornino utili anche nel suo lavoro.
Ho studiato architettura e ho per questo una preparazione umanistica. Leggo da quando ho imparato a leggere. Non so far altro che leggere e scrivere. Quando mi fermo a pensare al mio lavoro o ai miei lavori precedenti, ritrovo un filo conduttore che li tiene insieme: penso di aver fatto da sempre la stessa cosa. Leggere, pensare, elaborare e poi di nuovo leggere, pensare, elaborare. Tutte le attività a cui faccio riferimento sono sempre funzionali e convergono tutte verso lo stesso obiettivo: migliorare sempre e in maniera costante. Conoscere sempre cose .nuove e stimolare la mia curiosità. E per questo sono non solo utili al mio lavoro, ma senza di queste il mio lavoro ne risentirebbe e sarebbe più povero.
Ampliamo il discorso. Come sta la cultura in Abruzzo?
L’Abruzzo è una piccola regione con scarsissime risorse economiche e questo penalizza in maniera significativa tutte le attività culturali. In questo senso quindi la cultura, ma direi in maniera più puntuale, le attività culturali fanno fatica a emergere e a durare nel tempo. Per rispondere in maniera diretta e semplice alla tua domanda: la cultura in Abruzzo vivacchia. Questo argomento però è troppo importante per liquidarlo in poche battute, ti propongo un nuovo incontro, magari a più voci, per discutere di questo tema.
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