le mie recensioni


Visit Us On FacebookVisit Us On InstagramVisit Us On LinkedinVisit Us On YoutubeVisit Us On PinterestCheck Our Feed

Il Paese in mano alle escort. Lo squallore del caso Ruby

Questo articolo è stato pubblicato su restoalsud.it

La requisitoria al “processo Ruby” con la quale il magistrato Ilda Boccassini ha chiesto 6 anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi arriva pochi giorni dopo la condanna in Appello, sempre per l’ex Presidente del Consiglio, del “processo Mediaset”. I reati contestati a Berlusconi dal magistrato milanese sono in questo caso concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. I fatti, pur nelle differenti versioni che oscillano tra «erano solo cene eleganti» e «Le ragazze invitate ad Arcore facevano parte di un sistema prostitutivo organizzato per il soddisfacimento del piacere sessuale di Silvio Berlusconi», sono noti a tutti e dunque non approfondiremo questo aspetto. E i fatti sono noti a tutti per due motivi. Il primo è che Silvio Berlusconi possiede la maggior parte dei canali di comunicazione del nostro Paese, innanzitutto le televisioni con l’impero Mediaset, radio e giornali, e dunque per contrastare le accuse che gli vengono mosse ha messo in campo una macchina della comunicazione potentissima tesa a screditare quella che appare al magistrato inquirente una verità incontrovertibile. Il secondo motivo è per la ragione opposta alla prima. Tutto ciò che non è di proprietà diretta di Silvio Berlusconi nel mondo dell’informazione, La7 e in parte la Rai, così come il resto del mondo dell’editoria, ha interesse a parlare dell’argomento anche solo strumentalmente.
La sentenza per il processo in questione è attesa per il 24 di giugno, ancora pochi giorni e sapremo cosa ha deciso la Giustizia italiana.
Nel frattempo si è scatenata la caccia alla “rossa” come viene definita dagli ultras berlusconiani il magistrato Ilda Boccassini. Giuliano Ferrara, che da sempre è il capo riconosciuto di questa frangia di tifosi, si è cimentato in una perfomance canora che restituisce il clima che si respira in Italia in questi giorni. Con parrucca di ordinanza, rigorosamente rossa, e occhiali da sole ha dedicato un rap al magistrato milanese. Il video è disponibile su tutti i media e ognuno di voi può esprimere il proprio giudizio sia rispetto alla forma, ma soprattutto in relazione alla sostanza.
In televisione, così come sui giornali online e di carta, tutti chiedono pareri e giudizi in merito a questo processo. Politici, opinion leader, amici e nemici di Silvio Berlusconi sono i protagonisti mediatici di queste giornate convulse. Si parla, quasi esclusivamente, di questo processo e della cancellazione dell’IMU. LA crisi economica sembra essere solo un corollario e passa perfino in secondo piano l’anomala coalizione che governa il Paese immerso in una crisi economica di cui non si riesce a vedere la fine.
Non sono un magistrato e non ho studiato le carte del “processo Ruby”, ma faccio mie le parole di Massimo Cacciari, «Ma cosa vuole che me ne freghi del giudizio della magistratura… È il giudizio morale, etico, culturale… In un qualsiasi Paese civile un premier non si comporta così», che esprimono bene ciò che penso. Parole di buon senso e che fanno riferimento a un comune sentire, oserei scrivere un sentire popolare, che è già storia e racconto collettivo e condiviso.
Spesso sono le canzoni popolari che fissano e consegnano alla storia usi e costumi di un popolo. Le canzoni restano, le persone passano. E con le canzoni restano i concetti, le espressioni, i modi di fare. Le canzoni non fanno le rivoluzioni ma, spesso, narrano storie e mondi. Le canzoni restano nella nostra memoria e contribuiscono a costruire l’immaginario collettivo.
Quando ho letto le parole di Massimo Cacciari mi sono tornate in mente due canzoni che ascolto accompagnando mia figlia a scuola. Sono canzoni che piacciono agli adolescenti, scritte e cantate da ragazzi anch’essi molto giovani.
La prima è di Federico Leonardo Lucia, un giovane rapper italiano nato nel 1989 che si fa chiamare Fedez. La canzone s’intitola “Pensavo fosse amore e invece…”
«Ecco eri partita da ragazza immagine / tanto bella quanto fragile / è la storia difficile di una ragazza facile / i miei amici l’hanno detto ma io sono troppo ingen…oh sei venuto con un escort? […] Parli il 500, foglio viola / darla al vento / continua cosi che qua arrivi in Parlamento!»
La seconda s’intitola “Sparami” ed è di Claudia Nahum nata nel 1983, italiana di Singapore, che si fa chiamare Baby K.
«Non è un gioco fatto per le femminucce / prepara i colpi revoler cartucce / mi vorrebbero intelligente / ma non troppo / scema quanto basta / per subire il doppio / abbozzare il colpo chiudere un occhio / sto nell’incubatrice / tenuta sott’occhio / cosa mi aspettavo / siete come il paese / parlate di rivoluzione dalle vostre sedie / i miei capi mi adoravano / parla parla so che andrai molto lontano / parla parla / il mio collega meno bravo / nessuno parla ma guadagnare come lui / non se ne parla / questa è l’Italia / fai prima a darla / le nostre donne nella tele vanno avanti metodo Carfagna / un giorno aboliranno pure la lavagna / sparami che almeno morirò da femmina alpha».
Canzoni tra le più ascoltate del momento e che esprimono esattamente lo stesso concetto di Cacciari. Canzoni che esprimono un giudizio morale, etico e culturale sulla politica e sui comportamenti espressi in questi anni. Sono solo canzonette, ma esprimono un sentimento comune che nessuna condanna o assoluzione in tribunale potrà cancellare. Hanno già scritto e archiviato questa triste e squallida storia.

Condividi
  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • MySpace
  • RSS

Leave a Reply