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Il Pescara di Zeman, fenomenologia di un successo

Otto anni fa Il Centro, quotidiano d’Abruzzo, usciva in edizione speciale per festeggiare la promozione in serie A del Pescara.

Questo è l’articolo che scrissi per quell’edizione speciale, per quella gioia infinita che è stata e sarà per sempre il Pescara di Zeman.

«Che bello è / quando esco di casa / per andare allo stadio / a vedere il Pescara… che bello è…», è finita così, con tutto lo stadio che cantava e ripeteva come un mantra questa sorta di nuovo inno alla gioia. Non un motivo che inneggia a una persona, o a un simbolo, ma un modo di vivere il calcio diverso dal solito cliché, quasi una nuova filosofia di vita. Siamo felici perché andiamo allo stadio a vedere il Pescara così come si può andare a teatro o al cinema piuttosto che ad assistere a un concerto. Questa è la prima, e forse più grande, vittoria di Zdenek Zeman, riportare entusiasmo tra i tifosi e soprattutto far vivere ogni partita di calcio come una festa.

In altri stadi d’Italia le società sportive sono state costrette a far stampare, anche in maniera provocatoria, enormi striscioni con le facce dei tifosi per colmare i vuoti delle gradinate, all’Adriatico questo non è mai successo perché il Pescara di Zeman richiama pubblico vero che segue le partite con entusiasmo e partecipa attivamente allo spettacolo, spesso è esso stesso spettacolo nello spettacolo. I primi segnali di quello che sarebbe diventato con il passare dei mesi un rapporto positivo e felice, si ebbero già il 21 giugno dello scorso anno, giorno della presentazione dell’allenatore di Praga e palermitano di adozione al porto turistico di Pescara. Zeman aveva allenato l’anno precedente il Foggia in Lega Pro e la squadra pugliese non è certo una piazza calcisticamente troppo amata dai tifosi pescaresi, eppure quel giorno migliaia di tifosi parteciparono a quella che sarebbe diventata la prima festa di una straordinaria e indimenticabile stagione calcistica della squadra adriatica.

Tutto aveva avuto inizio qualche giorno prima. È sera, anzi quasi notte, sull’autostrada che da Milano riporta a casa, dopo una riunione in Lega calcio, Daniele Sebastiani, Daniele Delli Carri e Eusebio Di Francesco si sta decidendo il futuro della guida tecnica del Pescara. L’allenatore della promozione in serie B ha ricevuto un’offerta dal Lecce per allenare in serie A e l’occasione è troppo ghiotta per poter dire di no. E così mentre si celebra un distacco, inaspettato e anche per questo doloroso, si comincia a costruire la squadra del futuro. «E se chiamassimo a Pescara il maestro di Eusebio?» è la domanda che risuona nella macchina. Per un paio di minuti il silenzio regna sovrano. «Ma chi è il maestro?» è la domanda con la quale si evita la risposta. «Il maestro è uno solo: Zeman». Con queste parole inizia ufficialmente sull’A14 la costruzione di una squadra destinata a restare nelle statistiche e negli annali della serie B per molti anni.

L’entusiasmo dunque come caratteristica ricorrente e tratto distintivo del nuovo Pescara. Entusiasmo che fa registrare il primo acuto proprio all’esordio in campionato con la vittoria esterna contro il Verona. La squadra si presenta nel migliore dei modi e nel giro di pochi mesi si propone all’attenzione generale come una delle possibili sorprese del campionato. Non tutti sono d’accordo però su questa previsione, a Pescara come nel resto d’Italia. In molti sono ancora scettici, dubitano sulle capacità di Zeman di poter davvero costruire un nuovo giocattolo come lo fu la prima zemanlandia. Eppure i segnali e l’attenzione dei media nazionali su Zeman e la sua nuova squadra sono la spia che invece una nuova favola sta per essere scritta in riva all’Adriatico. Il segnale più evidente di questa attenzione che cresce giorno dopo giorno è l’invito che Fabio Fazio rivolge a Zeman a partecipare, in prima serata e di domenica, alla trasmissione televisiva Che Tempo che fa. Quella serata può, a ragione, essere catalogata come la prima vera svolta positiva della stagione per la squadra adriatica e il suo mentore.

In questo contesto sempre pieno di attenzioni inizia una cavalcata trionfale che porterà il Pescara di Zeman a demolire molti record sia rispetto alla storia calcistica del Pescara sia all’intera serie cadetta. E tra tutti record spicca quello che si può definire il vero marchio di fabbrica di Zden?k: il numero dei gol realizzati. Una macchina da gol che ha trovato in Immobile, Insigne e Sansovini interpreti d’eccezione, degni e meritori, già da oggi, di giocare e competere in categorie superiori.

E con i gol e le vittorie aumenta progressivamente e in modo costante la presenza dei tifosi allo stadio Adriatico fino a battere un altro record: il maggior numero di spettatori paganti di tutta la serie B. Ormai è scoppiata in città, ma anche in gran parte dell’Abruzzo, la febbre per questa squadra che sembra invincibile. Sono tantissimi i tifosi che aspettano all’aeroporto di Pescara il rientro della squadra da Crotone fino a notte inoltrata. Oltre duemila persone invadono pacificamente il Poggio degli Ulivi, il centro sportivo dove la squadra si allena, prima della sfida con il Verona. Più di mille seguono la preparazione della gara interna contro il Sassuolo, questa volta all’antistadio. E centinaia sono i ragazzi e le ragazze che abbracciano i calciatori al ritorno dalla vittoria contro il Cittadella.

È un crescendo continuo di emozioni e nulla sembra essere in grado di poter fermare i ragazzi di Zeman. Ma come in tutte le più belle favole il cattivo si appalesa all’improvviso e soprattutto quando meno te lo aspetti. Dapprima è l’inverno, non quello zemaniano da tanti incautamente invocato, ma l’inverno metereologico che con il suo carico, anche in questo caso da record, di neve non consente alla squadra di allenarsi per molti giorni. E poi in rapida successione eventi luttuosi che sembrano poter spezzare definitivamente un sogno che in molti avevano cominciato a cullare.

L’espressione che ho letto nel volto di Zeman il giorno della morte di Franco Mancini è una delle sensazioni più tristi e di dolore che io abbia mai provato in vita mia e insieme con quella tristezza però ho conosciuto e mi ha attraversato un sentimento di vicinanza che è il ricordo più bello, intimo e personale che mi legherà per sempre a entrambi.

Sul più bello dunque accade l’irreparabile e la squadra, ma direi anche i tifosi e l’intera città che si è appassionata alle gesta dei nuovi e giovani eroi zemaniani, sembra essere entrata in un cono d’ombra da cui non è capace di uscire con le proprie forze.

Nello spogliatoio dell’Euganeo e prima della partita Padova-Pescara accade però qualcosa che forse non sapremo mai nella versione originale. Zden?k Zeman parla ai suoi giovani allievi. Il momento è decisivo per le sorti del campionato. I ragazzi scendono in campo e sfoderano, forse, la migliore prestazione di sempre, battendo il Padova in casa propria per 6 a 0. Al gol di Cascione, il sesto, le lacrime solcano il viso e l’espressione spesso impenetrabile di Zden?k Zeman. Quelle lacrime sono insieme un ricordo e un regalo che aiutano a capire meglio che la persona umana viene prima di tutto. Il calcio, pur strepitoso e oltre ogni immaginazione come quello realizzato dal Pescara contro il Padova, è solo una conseguenza di un pensiero lungo e che viene da lontano. Quel calcio esprime bellezza e la bellezza chiama altra bellezza, e come afferma il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo. Quella partita segna un’ulteriore e definitiva svolta positiva al campionato del Pescara che regalerà emozioni e valanghe di gol ai suoi tanti, tantissimi tifosi.

Ciò che ha costruito in meno di un anno Zeman a Pescara ha dell’incredibile. Una squadra invincibile che a detta di tutti, da Arrigo Sacchi a Pep Guardiola l’allenatore del Barcellona, esprime il miglior calcio possibile. Ma l’impresa eccezionale non è stata soltanto quella di vincere un campionato di calcio, ma soprattutto il modo con cui ha costruito e realizzato questo grande successo. Zeman ha vinto con una squadra piena di giovani, giovanissimi calciatori, in cui quelli più dotati, Lorenzo Insigne, Marco Verratti, Ciro Immobile, solo per citare i più famosi, hanno messo al servizio del collettivo e quindi della squadra, il loro talento e la loro bravura. Ha vinto rispettando le regole con un comportamento in campo e fuori da parte dei suoi atleti difficilmente riscontrabile in altre realtà. Ha vinto infine rispettando sempre l’avversario e guadagnandosi anche per questo motivo la stima dei colleghi.

Quest’ultimo aspetto è la vittoria più importante che Zden?k Zeman ha regalato al Pescara e all’intero Abruzzo. La dimostrazione plastica che se si svolge bene il proprio lavoro, si punta sui giovani come leva del cambiamento e si partecipa alla vita collettiva rispettando le regole, anche in Italia è possibile vincere. Un insegnamento che nasce dall’esempio che noi dobbiamo coltivare come uno dei fiori più belli del nostro giardino.

Nel frattempo la festa ha avuto inizio, tutti sono felici e si abbracciano. Le strade sono piene di persone che ballano e cantano. Tra un po’ li raggiungerò anch’io. Accendo il mio iPod e faccio partire Natural mystic di Bob Marley.

«There’s a natural mystic flowing to thru the air / If you listen carefully now you will hear…»

«Nell’aria fluttua una mistica spontanea  / Se ora ascolti attentamente la sentirai…»

È una della canzoni preferite di Franco. Franco Mancini. Il mio primo pensiero dopo la vittoria è per lui, il giaguaro. Un bacio bello Franco, ovunque tu sia.

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