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Le giostre sono per gli scemi, Barbara Di Gregorio

Un termine proprio per descrivere il sentimento che suscita la lettura del libro scritto da Barbara Di Gregorio è: mestizia. Mestizia che ti accompagna fin dalle prime parole e non t’abbandona per tutte le duecentosettantanove pagine del libro.

Un atteggiamento dell’animo fortemente influenzato anche dai luoghi che questa storia racconta. Lembi di periferia che pur non attraversando la postmodernità ne sono diventati il monumento. Materiale di studio pregiato per Marc Augé. Oltre alla cintura urbana di Pescara, (Montesilvano e Città sant’Angelo a nord, Francavilla al mare e Ortona a sud, Villa Raspa e Spoltore ad ovest), il capoluogo adriatico è presente nella narrazione con tutti i suoi topos. Il cementificio, l’asse attrezzato, lo stradone, il lungofiume, l’antistadio, Santa Filomena e tutti quei luoghi che ne definiscono l’intima essenza. Lacerti urbani impersonali che divengono attori coprotagonisti di una narrazione che trae proprio dall’anima di questi luoghi la sua più profonda ispirazione. Lo spettacolo anche visivo che offrono accresce infatti, «a ogni passo», la mestizia di Leonardo, uno dei protagonisti assieme al fratellastro Chicco, che incontreremo, proprio ai margini della città, in lunghe e solitarie passeggiate nell’ossessiva ricerca di se e di un tempo che non c’è più. Lavora e cammina tutto il giorno per non pensare, deve stancarsi per non fermarsi a riflettere.
«A ogni spinta delle sue braccia di adulto, il girello misurava un tempo che esisteva solamente per loro: era un tempo che non scappava ma nemmeno si lasciava mai prendere, quello delle giostre, dei camper, dei luna park, quello della fiducia cieca e degli uomini perfetti. Era finito da un pezzo, Leonardo lo sapeva: eppure, per la prima volta dopo tanti anni, nascosto dietro a un albero a spiare il famoso bambino, sentiva con certezza di aver trovato qualcuno che ci era rimasto imprigionato dentro com’era successo a lui».
Leonardo vive male l’assenza continua del padre e vive anche peggio la presenza in casa di Pietro, il nuovo compagno della madre e padre di Chicco. Anche per questo motivo andrà via di casa alla prima occasione utile: al compimento del diciottesimo anno. Nell’episodio che racconta questo passaggio importante e decisivo per lo sviluppo della storia, nel dialogo tra lui e Pietro che chiude il capitolo, la mestizia è ancora una volta il sentimento dominante quasi a riscattare e a fare da contrappunto al colorato e lungo corteo funebre che apre la narrazione.
«“Quello è un cavallo vero” gracchia Leonardo più piano che riesce, accucciandosi dietro al cruscotto, come se qualcuno potesse riconoscere anche lui, mentre dietro il ronzino che guida la parata spunta un carretto inghirlandato di fiori. La bara nuova che ci sta legata sopra brilla come un gioiello sotto il sole di aprile; le automobili, al seguito, procedono a passo d’uomo tampinate da chilometri di clacson furiosi»
La nuova condizione di autonomia appena conquistata non consente a Leonardo di eludere il dramma che gli esplode dentro in maniera sempre più compiuta e, solo adesso, capisce che non ha senso continuare a mentire a se stesso. Da questo momento in poi non avrà più un lavoro fisso e una fissa dimora, scelta che coincide, e per certi versi scaturisce, dall’incontro con William, il ragazzo del calcinculo, che, ai suoi occhi, è come un proiettore che riavvolge e fa ripartire dall’inizio sempre lo stesso film, resettando continuamente la sua vita.
Da questo momento in poi inizia un’altra storia. Una storia che non ha bisogno di luoghi fisici per sviluppare la sua trama, né di personaggi reali per proseguire il suo percorso. Una storia fantastica, nel senso etimologico del termine, che fa rimpiangere la prima e che a questa si giustappone.
La scrittura di Le giostre sono per gli scemi costruisce la narrazione quasi esclusivamente sulla forza dei dialoghi che determina anche il carattere dei personaggi, per raccontare di un mondo e di tempo che non esistono più: il mondo e il tempo dell’ottovolante.
«Le giostre piacciono a tutti, compri il gettone, ci sali sopra, ti sembra che vai ma resti sempre allo stesso posto». E in fondo va bene anche così perché, non dimentichiamolo, «partire è un po’morire».

Titolo Le giostre sono per gli scemi
Autore Barbara Di Gregorio
Editore Rizzoli
Anno 2011

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