Il Corriere della Sera, il quotidiano che fu della borghesia italiana, commenta l’elezione di Laura Boldrini e Piero Grasso rispettivamente a presidente della Camera dei Deputati e del Senato con le parole di Ernesto Galli Della Loggia. Parole che svelano, finalmente, l’ignoranza politica dell’autore.
Scrive infatti della Loggia: «Una lunga storia, dicevo: che nei decenni passati ha visto già sedere sul più alto scranno di Montecitorio quattro suoi eminenti rappresentanti: Pietro Ingrao, Nilde Iotti, Giorgio Napolitano e Luciano Violante. Basta per l’appunto ricordare quei nomi per misurare l’ampiezza senza misura della frattura che oggi si consuma a sinistra. Non si tratta delle idee. È ovvio che i valori e le visioni del mondo delle persone che oggi sono investite delle due massime cariche parlamentari siano molto diversi da quelli dei loro predecessori ricordati sopra. Ma ciò che innanzitutto colpisce è quanto siano sideralmente distanti le rispettive biografie».Non è affatto ovvio e soprattutto vero «che i valori e le visioni del mondo delle persone che oggi sono investite delle due massime cariche parlamentari siano molto diversi da quelli dei loro predecessori ricordati sopra». Il lavoro che ha svolto Laura Boldrini in questi anni è quanto di più vicino ai pensieri e al lavoro politico quotidiano di tantissimi dirigenti politici o semplici militanti della sinistra italiana, non solo di Pietro Ingrao piuttosto che di Nilde Iotti. L’impegno di Laura Boldrini a favore di migranti, richiedenti asilo o rifugiati politici, così come la sua condanna totale contro i respingimenti degli immigrati nel Mediterraneo di questi ultimi anni grazie anche alla legge Bossi-Fini è quando di più autenticamente di sinistra possa esistere in questi tempi miserabili che sta attraversando la politica italiana. Per non parlare del lavoro svolto in questi anni da Piero Grasso e dei tantissimi «servitori dello Stato» che ieri il neo presidente ha parzialmente richiamato nel suo discorso d’insediamento. Una lotta senza nessun cedimento contro la mafia, le mafie e il malaffare per rendere più liberi i cittadini di questo Paese.
La biografia di Laura Boldrini così come quella di Piero Grasso è una biografia tutta politica. Vite impegnate al servizio dei cittadini e per contribuire a costruire un mondo migliore. Nel PCI di Enrico Berlinguer questi uomini e queste donne rappresentavano l’orgoglio e la punta di diamante delle liste elettorali alle elezioni politiche. Esattamente il contrario di ciò che scrive della Loggia. Una storia iniziata negli anni Sessanta, pensata e resa possibile da Ferruccio Parri, il partigiano “Maurizio”, uno dei padri della Patria. Così scriveva ad Alessandro Galante Garrone.
«Se riuscissi a portare al Senato un gruppetto di uomini non di partito, fortemente rappresentativi della Resistenza avremmo fatto un colpo grosso, l’ultima degna ed energica sortita della Resistenza, di effetti politici indubbi […] di forte ripercussione morale, capace di orientare fuori dai partiti e non ad uso dei partiti, in condizioni di raccordarsi con quel vasto, indistinto, dispersivo, fluttuante movimento dei giovani che a me interessa più che non l’operazione politica».
Appaiono perciò incomprensibili, ma soprattutto prive di valenza politiche le affermazioni finali di Della Loggia quando scrive: «Si può allora forse dire che l’elezione di Grasso e di Boldrini segni non tanto una vittoria dell’antipolitica quanto piuttosto, in senso proprio, della non politica».
È vero proprio il contrario. Le due elezioni segnano il trionfo della politica. Una politica che viene da lontano e che aveva smarrito lungo la strada le sue origini, la parte migliore delle sue origini.
Elucubrazioni strumentali disvelate nella loro pochezza culturale e politica nella parte finale dell’articolo.
«Certo, dietro tale designazione c’era evidentemente anche un calcolo politico. Quello che, presentando candidature ben viste a sinistra, il Pd riuscisse finalmente ad agganciare i grillini, nella speranza di portarli domani ad appoggiare il tentativo di un governo Bersani. A tale obiettivo è stato consapevolmente sacrificato vuoi ogni residuo rapporto con il Centro di Monti, vuoi ogni eventuale avvio di negoziati armistiziali con il Pdl e con la Lega».
Della Loggia confonde l’analisi politica di ciò che è successo ieri in Parlamento con i suoi desideri. Il Pd e Sel non faranno nessuno accordo con il Pdl, questo è ciò che avevano detto in campagna elettorale e questo è ciò che faranno. Della Loggia, come quasi tutto il vecchio “armamentario” della politica, della critica e del giornalismo di stretta osservanza, non ha compreso che la scelta di Laura Boldrini e di Piero Grasso è si una scelta di discontinuità con il passato, ma è una scelta politica. Una scelta di rottura necessaria perché l’Italia uscita dalle urne è un’altra Italia. Un’Italia che guarda avanti e non indietro. Niente sarà più come prima, vale per i politici, ma vale anche per i “pifferai magici” che pontificano senza essere pontefici.
«Arrendetevi, siete circondati», ammoniva Beppe Grillo nel suo “Tsunami tour”. Non credo si riferisse solo ai politici che abitano il Palazzo.
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