Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta la Juventus acquistò dal Varese, per la cifra record di seicentocinquanta milioni e soffiandolo all’Inter, il centravanti siciliano Pietro Anastasi. I tifosi del “Comunale” di Torino gli dedicarono, fin dalle sue prime apparizioni con la maglia a strisce verticali in bianco e nero, uno striscione che recitava: «Pietro Anastasi il Pelè bianco».
L’acquisto fu concluso, così si narra, direttamente dall’“Avvocato” negli spogliatoi del Varese con il presidente Borghi. Fu il primo acquisto politico della storia calcistica italiana e “Petruzzu” diventò, forse suo malgrado, riferimento e icona di un intero popolo: il popolo degli emigranti. Con l’arrivo di Anastasi il numero dei tifosi della Juventus aumentò in maniera considerevole in tutta l’Italia meridionale e in particolare in Sicilia, dove un’intera isola la domenica pomeriggio seguiva, attraverso le voci mitiche di “Tutto il calcio minuto per minuto”, le gesta sportive di quel figlio emigrato al Nord in cerca di fortuna. Fu così dunque che gli operai meridionali, quelli che stavano costruendo le fortune economiche della famiglia Agnelli, cominciarono a tifare in massa per la squadra del padrone. “Petruzzu” vinse tre scudetti con la Juventus ma il regalo più grande che fece alla squadra della famiglia Agnelli fu la conquista, alla causa bianconeri, di tantissimi nuovi tifosi. Tifosi che non hanno mai tradito la loro fede, mi riferisco ai tifosi juventini che vivono nell’Italia meridionale, e che ancora oggi rappresentano lo zoccolo duro del tifo bianconero.
Oggi invece non è più così, i nativi ditigali, i nostri figli, non tifano più allo stesso modo e, certo, non cercano più nel calcio un eventuale riscatto sociale. Oggi i calciatori come Pietro Anastasi, che si presentava agli allenamenti con i capelli lunghi e senza cravatta, non esistono più. I calciatori di oggi, nella loro apparente diversità, sono tutti uguali. Vestono alla stessa maniera e hanno gli stessi tatuaggi. Soprattutto parlano allo stesso modo con un’omologazione del linguaggio che riflette e amplifica il nulla del tempo che stiamo attraversando.
Tutti questi cambiamenti non hanno però scalfito la “fede bianconera”, lo zoccolo duro dei tifosi juventini, che dall’acquisto di “Petruzzu” in poi sono diventati sempre più numerosi e appassionati. E la prossima partita casalinga del Pescara, che affronterà proprio la squadra bianconera, lo testimonia in maniera evidente. Lo stadio “Adriatico”, infatti, farà registrare il tutto esaurito con i biglietti a disposizione venduti in poche ore.
Tantissimi dunque saranno quelli che tiferanno Juventus e che inneggeranno all’allenatore della loro squadra, lo squalificato Antonio Conte, che seguirà la partita dalla tribuna. E tanti, c’è da scommetterci, saranno gli striscioni che i tifosi gli dedicheranno.
Non ci saranno, e anche qui c’è da scommetterci, striscioni in favore di Giovannino Stroppa, il “bassaiolo di Mulazzano” che sta guidando il Pescara in questo difficile campionato di serie A. E potrebbero esserci ancora cori contro.
Più di quarant’anni fa gli operai meridionali tifavano e inneggiavano alla squadra del padrone, oggi i tifosi biancazzurri fischiano l’allenatore della propria squadra che, è bene precisarlo, se oggi finisse il campionato avrebbe raggiunto l’obiettivo insperato della salvezza.
«Così è se vi pare», ha scritto il Premio Nobel per la Letteratura Luigi Pirandello, conterraneo di “Petruzzu” Anastasi, per dire che non esiste una visione unica e certa della realtà.
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