I numeri non sono tutto è vero, ma spesso spiegano più di tante analisi. La seconda puntata di Vieni via con me, il programma televisivo di Fabio Fazio e Roberto Saviano, è stata un trionfo. Un trionfo senza precedenti per Rai 3. Nove milioni e 31 telespettatori. 30.21% di share. Quasi 20 milioni di contatti.
Molti, soprattutto appartenenti al salotto ormai solo virtuale della sinistra, hanno criticato aspramente la prima puntata del programma con giudizi che oscillavano tra il “banale” e non “santifichiamo” Saviano. Critiche che riflettono un pregiudizio che unifica il paese intero e mettono in rilievo una caratteristica del Bel Paese anch’essa comune a Milano e a Palermo: l’invidia.
Anche dopo la prima puntata, che è stata per me meno intensa e bella della seconda, ho salutato con soddisfazione il ritorno in televisione dell’impegno civile in un programma non necessariamente di nicchia. E quando Saviano ieri sera ha affermato che è importante che ognuno faccia bene il proprio lavoro, cito a memoria, per dare un contributo al cambiamento del nostro Paese, ho gioito. Penso anch’io la stessa cosa. Dirò di più. Credo che l’unica rivoluzione possibile sia oggi quella di fare bene il proprio lavoro.
Anche nella seconda puntata Roberto Saviano ha narrato due storie. La prima riguardava la ‘Ndrnagheta, la seconda la storia d’amore di Pier Giorgio Welby e di sua moglie Pina. Due storie molto diverse ma ugualmente intense.
Nel primo caso, in maniera quasi didascalica, alla Giovanni Falcone per intenderci, ha spiegato al grande pubblico della televisione, ai ragazzi adolescenti e a tutti quelli distratti da nani, ballerine e escort, come è organizzata la ‘Ndrangheta, come vivono i suoi capi latitanti e soprattutto come e dove puliscono il denaro proveniente dalle azioni criminali.
Roberto Saviano ha dimostrato ancora una volta di essere un grande narratore. Ha saputo incollare davanti ai teleschermi milioni di persone, con un numero sempre crescente di giovani, che avevano soltanto voglia di sapere. Ha svolto una funzione maieutica.
La seconda narrazione è stata una travolgente storia d’amore. L’incontro tra Pier Giorgio Welby e Pina. Anche in questo caso Vieni via con me è riuscita a parlare a una platea ampissima di uno dei temi centrali della vita contemporanea, un tema che pone molti interrogativi e richiede risposte certe.
E poi ancora Beppino Englaro, Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani, Paolo Rossi, Antonio Albanese, Cristiano De Andrè, Silvio Orlando e soprattutto una vera e propria perla finale con l’esecuzione di Via con me da parte di Peppe Servillo degli Avion Travel in duo col fratello attore Toni.
Dopo il successo di ieri sera, Fabio Fazio, Roberto Saviano, Loris Mazzetti e tutti gli autori del programma possono ritenersi soddisfatti, hanno mandato in onda il successo televisivo dell’anno. Uno dei pochi programmi che non è un format, un prodotto preconfezionato altrove e distribuito da noi. Ed è incredibile che un narratore di storie come Saviano abbia dovuto aspettare tutto questo tempo per avere uno spazio suo nella televisione pubblica. Questo è il vero scandalo.
Ieri sera ho visto “la televisione” che vorrei vedere sempre. È andata in onda un’altra Italia. Un’Italia che a me piace.
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.