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Punto Z_Il gol è Immobile (qual piuma al vento)

Disegno di Ciro Immobile sulla saracinesca di un'edicola di Pescara

Disegno di Ciro Immobile sulla saracinesca di un’edicola di Pescara

Questo articolo è pubblicato anche su QuasiRete, il blog di narrazione sportiva di www.gazzetta.it

La vittoria del Pescara a Padova per 6-0, venerdì 20 aprile 2012, stadio “Euganeo”, al di là del risultato numerico, resterà negli annali del calcio soprattutto per come è maturata sul campo. Il Pescara di Zeman ha giocato a ritmi altissimi per tutta la durata della gara e solo grazie alla superba prestazione del portiere dei patavini, Mattia Perin, nato il dieci novembre del 1992 e scuola Genoa, il risultato non è andato oltre la già eclatante dimensione tennistica. Una partita quasi perfetta di un collettivo che gioca come tale capace di esaltare le doti dei singoli proprio «giocando tutti insieme». Con le sei reti realizzate a Padova diviene di +22 il saldo tra reti effettuate e subite, 50 quelle subite e 72 quelle realizzate. Capocannoniere del torneo è Ciro Immobile con 25 reti che proprio in virtù di un’annata straordinaria convince anche Ciro Ferrara che lo convoca per la partita dell’Italia contro la Scozia. Diventano quindi quattro i calciatori di Zeman nella nazionale italiana under 21, con Immobile ci saranno infatti Capuano, Verratti e il “primo violino”, Lorenzo Insigne. Non era mai successo nella storia calcistica del Pescara che quattro suoi atleti fossero convocati tutti assieme in una nazionale. Uno dei nuovi record che la squadra allenata dal boemo stabilisce in una stagione che, a prescindere dall’esito finale, è già indimenticabile.

L’ultimo arrivato in nazionale è dunque Ciro Immobile, campano di Torre Annunziata, nato il 20 febbraio del 1990. Un calciatore cresciuto nelle giovanili del Sorrento e acquistato dalla Juventus con la quale vince nel 2009 il Torneo di Viareggio. Lo scorso anno ha giocato in prestito, sempre in serie B, prima al Siena e successivamente al Grosseto, segnando complessivamente due gol. Quest’anno con Zeman la definitiva consacrazione con venticinque gol segnati a sei giornate dal termine del campionato. Calciatore veloce, rapido e molto forte fisicamente si è inserito perfettamente nel 4-3-3 zemaniano dove gioca in posizione centrale. Ha distribuito le sue reti con regolarità durante tutto il corso del campionato, segnando in modi diversi e dimostrando, perciò, di essere un attaccante completo. L’intesa con i compagni del tridente d’attacco zemaniano, Insigne e Sansovini i due esterni, è perfetta e ha portato in dote alla squadra, fino a oggi, 51 gol.
In alcune movenze, ma soprattutto per la potenza che esprime unitamente a una capacità acrobatica fuori dal comune, ricorda “Boninba”, nome coniato da Gioannin Brera per Roberto Boninsegna, il centravanti che faceva coppia con “Rombo di tuono” al Cagliari e che poi ha giocato e vinto con Inter e Juventus. Ai mondiali del 1970 in Messico, con Domenghini sulla destra e Gigi Riva “Rombo di tuono”, sulla sinistra, formava il tridente d’attacco che disputò la finalissima contro il Brasile di Pelè. “Boninba” ha segnato 166 reti in 366 partite disputate nel massimo campionato italiano e ha vinto per due volta la classifica dei marcatori con 24 e 22 gol nel 1970/71 e l’anno successivo. Ha vinto tre scudetti, una coppa Italia e una coppa Uefa con una Juventus tutta italiana. Ciro Immobile è un Boninsegna più mobile e perciò in grado di contribuire di più al gioco della squadra. Se continua a segnare con la stessa regolarità con la quale si è espresso fino a oggi, il Pescara può realisticamente pensare in grande e prepararsi a fare festa. Gli ultimi due gol li ha realizzati proprio contro il Padova contribuendo alla roboante vittoria della sua squadra contro una delle favorite del torneo. Anche lui, come i suoi compagni, non si è accontentato della vittoria in se ma ha continuato a spingere sull’acceleratore anche quando la squadra era in vantaggio di cinque gol. Sempre alla ricerca del gol anche al novantesimo minuto e con il risultato ormai acquisito. Un calciatore sempre corretto e che interpreta, anche sotto questo aspetto, alla perfezione la filosofia del suo allenatore. Rivelatrice di questo aspetto del suo carattere è stata la corsa per abbracciare Zeman dopo il gol del momentaneo vantaggio casalingo nella partita contro il Bari, disputatasi inopinatamente all’indomani della morte di Franco Mancini. Una corsa verso la panchina che ha trascinato con se tutti i compagni di squadra in un abbraccio collettivo che resterà come uno dei momenti e dei regali più belli della straordinaria stagione del Pescara.

Così come le lacrime di Zeman a Padova dopo il sesto di Cascione, sono un regalo grande per tutti e aiutano a capire meglio che la persona umana viene prima di tutto. Il calcio, pur strepitoso e oltre ogni immaginazione come quello realizzato dal Pescara contro il Padova, è solo una conseguenza di un pensiero lungo e che viene da lontano. Quel calcio esprime bellezza e la bellezza chiama altra bellezza, e come afferma il principe Miškin nell’“Idiota” di Dostoevskij «la bellezza salverà il mondo».

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Più umanità, meno business

Il campo è bagnato, piove a dirotto e i calciatori faticano a far circolare la palla. Il Perugia ospita la Juventus e pur essendo solo alla quinta giornata del campionato è già una partita importante per la classifica. Il Perugia dei miracoli di Ilario Castegner si gioca il primato con la piú blasonata squadra dell’“Avvocato”.

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Pescara e il pianto dei delfini

Piermario Morosini e Franco Mancini

Piermario Morosini e Franco Mancini

Questo articolo è pubblicato anche su QuasiRete, il blog di narrazione sportiva di www.gazzetta.it

Il 10 dicembre 2011 per il primo articolo della rubrica “Punto Z” su “Quasi rete”, Antonio Gurrado scelse un titolo che fotografava alla perfezione il momento che stava vivendo la squadra allenata da Zeman: “Pescara canta e balla”. Un titolo che bene esprimeva e sintetizzava i concetti espressi in quell’intervento, in particolare l’invito che rivolgevo a Eduardo Galeano e che vi ripropongo: «Peccato che Eduardo Galeano viva in un paese distante, molto distante, da Pescara. Altrimenti il sabato, dalle 15.00 in poi, in riva all’Adriatico si divertirebbe sempre. E non importa un fico secco a nessuno se la squadra vince o perde. La gente sugli spalti balla. E canta».
E così è stato per alcuni mesi. Indipendentemente dal risultato che si realizzava in campo il pubblico ballava e cantava. E ogni partita accorreva sempre più numeroso allo stadio tanto da battere tutti i record e far diventare Pescara la prima città per numero di spettatori paganti con il 14.95% dell’intera serie B, precedendo in questa particolare classifica, nell’ordine, Torino, Sampdoria, Bari, Reggina, Juve Stabia, Padova e via via tutte le altre città. Continue reading Pescara e il pianto dei delfini

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Cercate la bellezza. C’è, basta aprire bene gli occhi e vedere per guardare.

Più che un post è un vero e proprio appello a tutti i media nazionali. Carta stampata, radio, televisione e web.
Siamo, (una parte del popolo italiano, quella che una volta si chiamava anche la maggioranza silenziosa), stati buoni per quasi vent’anni e abbiamo con “orgoglio” rispettato la volontà popolare e la democrazia tollerando una banda di razzisti, ignoranti e cialtroni. Le inchieste in corso ci diranno se sono stati anche disonesti.
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Punto Z _ Il portiere di zemanlandia

Franco Mancini, il portiere di Zemanlandia

Franco Mancini, il portiere di Zemanlandia

Questo articolo è pubblicato anche su QuasiRete, il blog di narrazione sportiva di www.gazzetta.it

In un pomeriggio qualunque di marzo è morto Franco Mancini, il portiere di zemanlandia. Aveva quarantaquattro anni ed era il preparatore dei portieri del Pescara. É morto a casa sua dopo aver diretto l’ultimo allenamento e mentre aspettava l’arrivo di sua moglie e dei due suoi figli. Si era trasferito a Pescara da poco meno di un anno ed era arrivato con il suo mentore, Zden?k Zeman. La prima volta s’incontrarono nel 1986, ventisei anni fa, e da allora non si erano mai persi di vista. Otto anni insieme a Foggia, poi Lazio e Napoli. Poi ancora Foggia e quest’anno Pescara. Continue reading Punto Z _ Il portiere di zemanlandia

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Punto Z _ Il rumore dei nemici e il ripieno dei fiadoni

mou_manette

Questo articolo è pubblicato anche su QuasiRete, il blog di narrazione sportiva di www.gazzetta.it

Che non fosse una giornata positiva per il Pescara di Zeman avremmo dovuto capirlo subito e invece non abbiamo dato nessuna importanza agli accadimenti.

Arriviamo ad Ascoli Piceno alle 12.30, la partita inizia alle 15.00, c’è tempo solo per un veloce spuntino. Parcheggiamo la macchina molto distante dallo stadio per evitare brutte sorprese all’uscita e cerchiamo il negozio di “frutta e verdura” che ci hanno indicato per mangiare le olive ascolane. Lo abbiamo ripetuto come un mantra fin dalla partenza: oggi si pranza con olive ascolane e bollicine. Il negozio di “frutta e verdura” è in realtà un piccolo bazar, si vende un po’ di tutto compreso cibo da asporto. Quando arriviamo è quasi ora di chiusura e lo capiamo dall’aria insofferente con cui ci accolgono. Non abbiamo dubbi su cosa ordinare ovviamente: «Olive ascolane», diciamo all’unisono.
«Oggi niente olive, non le prepariamo tutti i giorni. Abbiamo patate al forno, melanzane e carciofi. E poi ci sono anche i fiadoni». Risponde la più giovane delle tre.
«Come i fiadoni – rispondo d’istinto – veniamo dall’Abruzzo a mangiare i fiadoni da voi nelle Marche?». Le tre ragazze si guardano e sorridono. Ci guardiamo anche noi, siamo tre contro tre, e dopo una breve indecisione ordiniamo. Prendiamo una porzione di patate e carciofi, una di patate e una terza di melanzane. E due fiadoni a testa che per tre fanno sei… Mangiamo con posate di plastica in vaschette di plastica. Non è proprio il massimo e non corrisponde esattamente alle nostre attese. Le bollicine sono sostituite da una birra fredda consumata in un bar frequentato da una fauna molto particolare, e dopo avere bevuto un caffè prendiamo la strada che porta al “Del Duca” di Ascoli Piceno. Continue reading Punto Z _ Il rumore dei nemici e il ripieno dei fiadoni

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Punto Z _ Se vince l’ignoranza, perdiamo tutti

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Nel posticipo contro il Brescia giocato in notturna per esigenze televisive, come spesso capita quest’anno al Pescara, la squadra adriatica non va oltre il pareggio. Una bella partita nel primo tempo, rovinata nel secondo da un arbitro scarso come capita spesso quest’anno nelle partite in cui gioca il Pescara. La squadra di Zeman supera altri due primati. Nuovo record di presenze allo stadio, vale la pena ricordare ancora una volta che si giocava di lunedì alle 20.45, con 18.591 spettatori, che poche squadre anche in serie A possono vantare e ventiduesimo gol di Ciro Immobile, che diventa il biancazzurro con il maggior numero di reti segnate in un campionato di serie B. Il record precedente apparteneva a Stefano Rebonato che con 21 gol vinse la classifica cannonieri del campionato di serie B 1986/1987. Erail Pescara di Giovanni Galeone che conquistò la serie A, 44 punti in 38 partite, insieme al Pisa e al Cesena. Era un altro calcio, i tifosi potevano seguire la squadra in trasferta, la vittoria valeva due punti e soprattutto si pranzava a casa e poi andare allo stadio. Non c’erano anticipi e posticipi, si giocava tutti alla stessa ora e il calendario lo decideva la Lega calcio e non la “pay per view”. Continue reading Punto Z _ Se vince l’ignoranza, perdiamo tutti

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Intervista a Salvatore Giannella

“Polvere di sole” è una favola lunga 101 favole quasi come gli anni che ha compiuto lo scorso venerdì Tonino Guerra, novantadue. Auguri belli poeta.
Ma oltre alle 101 favole di “Polvere di sole”, c’è una favola vera e non conosciuta che ha come protagonista Tonino Guerra e l’Abruzzo. Mi svela questa bella storia Salvatore Giannella, il curatore di “Polvere di sole”, giornalista (ha diretto “L’Europeo” e “Airone” dei tempi eroici) e scrittore (Enzo Biagi “Consigli per un paese normale”, Rizzoli), oltre che amico di lunga data di Tonino Guerra.

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Polvere di sole, Tonino Guerra

Le 101 favole contenute nel nuovo lavoro di Tonino Guerra, “Polvere di sole” (Bompiani, 176 pp, 16,50 €) inseguono, cercano e infine trovano un grado zero dello sguardo. Letture brevi per meglio custodire un “io” spesso sovrastato dalla grevità della nostra contemporaneità. Cose semplici. A volte solo colori, sensazioni.

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Il cialtrone e il campione

 “Il bandito e il campione” è una bellissima canzone di Francesco De Gregori che racconta la storia di due amici, Costante Girardengo e Sante Pollastro. Il primo è un campione di ciclismo mentre il secondo è un bandito. Entrambi sempre in fuga anche se da situazioni e persone diverse. Una bella storia di amicizia, certo un po’ romanzata dal poeta, «una storia d’altri tempi, di prima del motore quando si correva per rabbia o per amore, ma fra rabbia ed amore il distacco già cresce e chi sarà il campione già si capisce».

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