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Punto Z _ La Padania non esiste, Zemanlandia sì

La pAdania non esiste

Questo articolo è pubblicato anche su QuasiRete, il blog di narrazione sportiva di www.gazzetta.it

Lo stadio Pier Cesare Tomobolato di Cittadella è un piccolo stadio, con due tribune e una sola curva. Volendo utilizzare le denominazioni di quando nel calcio non c’erano anticipi e posticipi, dovremmo dire una tribuna centrale, un settore distinti e una curva. Un piccolo stadio per una piccola cittadina, circa 20.000 abitanti, situata nella pianura padana e amministrata da una giunta leghista. Su Wikipedia si legge: «Oggi Cittadella è una delle città più ricche d’Italia: a fronte di soli 20.000 abitanti, conta oltre 2.500 imprese». Continue reading Punto Z _ La Padania non esiste, Zemanlandia sì

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Punto Z_Gli allenatori non sono tutti uguali

Marco Verratti, centrocampista del Pescara di Zeman

Marco Verratti, centrocampista del Pescara di Zeman

Questo articolo è pubblicato anche su QuasiRete, il blog di narrazione sportiva di www.gazzetta.it

Nel campionato italiano gli allenatori vincenti sono pochi, pochissimi, perché in Italia vincono sempre le stesse squadre: Juventus, Milan e Inter. Negli ultimi vent’anni è successo diciassette volte. I tre campionati che mancano all’appello sono stati vinti da Sampdoria, Roma e Lazio. Per questa ragione è difficile esprimere un giudizio obiettivo e scegliere il miglior allenatore italiano. Per poter esprimere un giudizio di merito occorrono quindi parametri altri, più oggettivi e soprattutto comparabili. Continue reading Punto Z_Gli allenatori non sono tutti uguali

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Perché non avrei convocato Buffon in nazionale

Un mio amico, uno studioso e fine intellettuale, una persona che stimo e di cui leggo quasi tutto quello che scrive, dedica un post al caso Buffon, Selvaggio e sentimentale. Il suo breve ragionamento assolve Buffon e quello che per molti è stato un gesto antisportivo, e termina in questo modo, «in Italia si perdona tutto tranne il talento».
In questa occasione non condivido nulla di ciò che il mio amico Antonio scrive. E quando ho finito di leggere il suo articolo ho capito, ancora meglio, perché proprio quando si “gioca” emergono le vere differenze tra le persone. Emergono le tante letture del mondo che “costruiscono” il mondo che abitiamo.

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Punto Z_Ho visto Gianni Rivera a Bergamo. Aveva il numero dieci e la maglia gialla

Gianni Rivera con la maglia dell'Alessandria

Gianni Rivera con la maglia dell’Alessandria

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Il Milan è Rivera e nessun “parvenu”, per quanto ricco e per questo anche vincente, potrà per decreto cancellare questa verità assoluta. È anche uno dei calciatori più forti della storia del calcio italiano e nel 1969 è stato il primo italiano a vincere il Pallone d’oro. Tre scudetti, due volte la coppa dei campioni, quando non si chiamava Champions League e non aveva quell’orrenda sigla televisiva di oggi, una coppa intercontinentale (quando si giocava sui campi infuocati sudamericani), due coppe delle coppe, quattro volte la coppa Italia. Ha giocato sessanta volte in nazionale, ha vinto un Campionato Europeo ed è arrivato secondo ai mondiali del 1970 in Messico. Continue reading Punto Z_Ho visto Gianni Rivera a Bergamo. Aveva il numero dieci e la maglia gialla

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Pertini, la Resistenza e l’Abruzzo

Il 15 dicembre 1958 Sandro Pertini scrive al suo giovane cognato, Umberto Voltolina, una lettera per acquietare i dubbi e rispondere alle domande senza risposta che angustiano il diciassettenne fratello di sua moglie. Un carteggio privato, pubblicato per la prima volta, che apre il libro curato da Sandro Pierri, vicepresidente della Fondazione “Sandro Pertini”, “Gli uomini per essere liberi” (add editore, 224 pg., 14,00 €).
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Italy is unfit to lead Italy

Mario Monti ha detto no alla candidatura olimpica della città di Roma per il 2020 che vale più di un sì. Non credo infatti che l’organizzazione di un evento, pur importante, come un Olimpiade possa risollevare le sorti economiche di un Paese così come, oggettivamente, non può nemmeno essere il colpo di grazia a un’economia in crisi. Se poi il progetto della candidatura olimpica di Roma era «perfetto», come avrebbe detto il prof. Mario Monti, poteva anche rappresentare un’opportunità da un punto di vista economico.
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La neve al tempo di facebook

C’è stata una fila lunghissima alla SIAE per registrare il titolo “La nevicata del ’12”. Il secondo ha registrato “La nevicata del 2012”. Il terzo, pensando di spiazzare tutti, ha tutelato “Una nevicata da fine del mondo”. Dal quarto in poi erano tutti in paranoia e hanno atteso il loro turno solo perché avevano aspettato sotto una fitta nevicata e aiutato a spalare gli accumuli di neve davanti al portone.

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Il partigiano, l’economista e il messaggio virale

La foto del novantenne partigiano greco, Manolis Glezos, strattonato dalla polizia greca e trattenuto da un signore con la mascherina sul viso, in piazza Syndagma ad Atene il 5 febbraio del 2010, durante la grande manifestazione democratica contro le misure economiche varate dal governo Papandreou, aiuta a riflettere sullo stato della democrazia nel nostro Continente.
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Punto Z _ La solitudine del numero uno

Questo articolo è pubblicato anche su QuasiRete, il blog di narrazione sportiva di www.gazzetta.it

La lunga, lunghissima, traversata nel deserto di Zdenek Zeman è terminata. Era iniziata in una calda giornata di luglio del 1998 ed è finita a Crotone nel freddo polare che avvolge l’Italia intera in questo inizio di 2012. Non è ancora la serie A, quella arriverà presto così come ci auguriamo in tanti, ma in questi giorni il boemo guarda tutti dall’altro in basso in virtù dei 51 punti realizzati, 25 partite con 55 reti all’attivo, che lo incoronano leader della classifica di serie B con la sua attuale squadra, il Pescara. Per i tifosi di Zeman, perché c’è un vero e proprio popolo di tifosi che seguela carrieradel tecnico boemo indipendentemente dalla squadra che allena, è una soddisfazione indescrivibile che va oltre l’affermazione sportiva. Il ritorno prepotente delle sue idee, «Non è vero che non mi piace vincere: mi piace vincere rispettando le regole» (questa le riassume bene quasi tutte), commuove e mi commuove fino alle lacrime.

«Il calcio sta cambiando. Purtroppo, aggiungo… Vorrei che il calcio uscisse dalle farmacie e dagli uffici finanziari e rimanesse soltanto sport e divertimento», era il 25 luglio del 1998 quando, rispondendo alle domande di un giornalista, con queste dichiarazioni contribuì a rendere migliore il mondo del calcio italiano e dello sport più in generale. Il popolo dei tifosi era con lui ma l’“establishment” non lo considerò un eroe. Gli presentarono un conto salatissimo e l’anno successivo anchela Roma gli diede il ben servito. La sua carriera era stata costellata esclusivamente da successi, un crescendo continuo. Dopo un lungo apprendistato nelle giovanili del Palermo, dalla stagione 1974/75 fino al 1982/83, approda al Licata e ottiene un primo, clamoroso, successo sportivo portando la squadra siciliana per la prima volta in C1 con una squadra composta esclusivamente da elementi provenienti dal vivaio. Dopo tre stagioni che lo vedono protagonista sulla panchina del Foggia, del Parma e infine al Messina, nell’anno in cui lancia nel grande calcio Totò Schillaci che diventerà capocantiere della serie B con 23 reti, approda ancora al Foggia. Qui in cinque anni, due in B e tre consecutivi in A, sfiora la qualificazione europea e costruisce un sogno che la stampa italiana denominerà Zemanlandia. Un’autentica macchina da gol capace di far decollare la carrieradi molti calciatori conosciuti e che, dopo l’esperienza foggiana, conosceranno nuova gloria anche con la maglia della nazionale italiana di calcio. I nomi sono noti. Giuseppe Signori, Ciccio Baiano, Roberto Rambaudi, Gigi Di Biagio, Igor Sahlimov, Dan Petrescu, Ivan Kolyvanov, Francesco Mancini. Dopo l’esperienza foggiana Zeman approda nella capitale, allenerà prima la Lazio e successivamente la Roma. Con la Lazio, prima degli investimenti miliardari di Sergio Cragnotti, conquista il secondo posto alle spalle della Juventus, mentre conla Roma, prima dell’arrivo di Capello che farà spendere alla famiglia Sensi diversi miliardi di lire, conquisterà il quarto posto.

Dalla luce abbagliante dei riflettori di quel quarto posto sono passati quattordici anni. Anni in cui il mondo del calcio, (che nel frattempo ha avuto aveva come protagonisti squallidi personaggi che oggi per fortuna, anche se con colpevole ritardo, sono stati emarginati e in alcuni casi estromessi anche formalmente) lo ha lasciato solo. Solo ad espiare una pena per un reatomai commesso. Zemanha attraversato questi anni con la schiena dritta e in perfetta solitudine. Non ha cercato alleanze nella stanza dei bottoni. Il mondo del calcio e la sua vita professionale sembravano ormai correre su binari paralleli. Però «tutti i fatti umani hanno un inizio e avranno una fine», cito a memoria un concetto espresso da un grande italiano, e perciò anche il lungo embargo è terminato. L’inizio della fine dell’embargo ha preso il via lo scorso anno in Lega Pro.Il tecnicodi Praga ha disputato un ottimo campionato allenando una squadra di calciatori poco più che ragazzi e pescando, ancora una volta, nei vivai di tante squadre italiane e trasformando perfetti sconosciuti in calciatori veri che oggi sono protagonisti in campionati di categoria superiore. Qualche nome? Lorenzo Insigne, Simone Romagnoli, Moussa Kone, Marco Sau, Bartosz Salomon, Karim Laribi, Diego Da Silva Farias, Salvatore Burrai.

La solitudine del numero uno è finita, il maestro è tornato.
Nessuno mai conoscerà i pensieri che lo hanno attraversato negli spogliatoi dello “Scida” di Crotone la sera d’inverno in cui ha riconquistato il primo posto assoluto in classifica con il Pescara. In molti invece hanno visto il suo volto felice, quella stessa notte, a Pescara. «E se ne va, la capolista se ne va, la capolista se ne va» cantavano i tifosi nel cuore della notte, all’Aeroporto d’Abruzzo, quando è atterrato l’aereo che riportava a casa la squadra e il suo allenatore dalla vittoriosa trasferta di Crotone. Sì,il Pescara tenta la fuga, «se ne va» intonano i tifosi del Pescara; i tifosi di Zeman si augurano invece che il maestro non vada più via, che resti per sempre nel calcio che conta. La solitudine del numero uno è finita davvero.

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Per ricordare Lucio Magri e la sua idea di mondo

Martedi 7 febbraio alle ore 17.00 presso l’ex Aurum di Pescara, Sinistra Ecologia e Libertà ricorda Lucio Magri e il suo impegno nella storia della sinistra. Saranno Roberto Musacchio e Luciana Castellina a ripercorrere le tappe della vita politica di una delle figure più nobili della sinistra italiana.

Sono trascorsi poco più di due mesi dalla morte di Lucio Magri avvenuta in Svizzera alla fine di novembre del 2011. Suicidio assistito. Una morte programmata e iniziata tre anni prima del 2011 quando morì sua moglie, Mara. Lo scrive lo stesso Magri in una struggente lettera di commiato agli amici e ai compagni letta da Famiano Crucianelli nel cimitero di Recanati il giorno della sua tumulazione.
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