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Parole che fanno bene

Il 4 luglio è morta Olivia, noi l’abbiamo conosciuta con il nome di Lulù così come la chiamavano i suoi cari, la figlia di Niccolò Fabi. Avrebbe compiuto due anni ieri. E proprio ieri Niccolò Fabi ha avuto la forza di organizzare una festa di compleanno per la sua piccola a Mazzano Romano. Un grande concerto a cui hanno partecipato molti musicisti e cantanti amici di Niccolò. Claudio Baglioni, Gianni Morandi, Enrico Ruggeri, Fiorella Mannoia, Marina Rei, Manuel Agnelli, Giovanardi dei La Crus, Luca Barbarossa e Neri Marcoré, Daniele Silvestri, Cristicchi, Paola Turci, Stefano Di Battista, Tosca, Syria e tanti altri ancora. Durante la festa sono stati raccolti fondi che andranno a finanziare un ospedale pediatrico in Angola.
Ma non è di questo che m’interessava parlare.
Nella società contemporanea, e in quella occidentale in particolare, il tema della morte è stato rimosso e come prima conseguenza abbiamo perso la consapevolezza della mortalità. Eludiamo il problema, non ne parliamo. Siamo più tesi a ri-conoscere e ricercare formule di eterna giovinezza o addirittura la soluzione che ci preservi dalla morte stessa.
Gli Egizi furono il primo popolo che s’interrogò sul senso della morte elaborando teorie e interpretazioni, trasformando un tabù in un vero e proprio evento culturale. La morte diviene significativa solo quando le culture sono in grado di affrontarla per quello che essa realmente rappresenta, di certo non parlarne o rimuoverla non aiuta a comprenderne il suo significato.
La grande festa che Niccolò ha organizzato per celebrare Lulù c’interroga sulla morte come tema culturale. Squarcia un velo. Rompe un tabù. Sono parole che fanno bene.

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