La crisi internazionale, che pure ha messo in difficoltà gran parte del mondo occidentale, in Italia ha squarciato il velo sulla classe dirigente del nostro Paese. Lo squarcio ha reso evidente che il Paese vive un momento difficile anche perché la sua classe dirigente non sembra all’altezza del compito che le spetta. Lo squarcio, sempre lui, ha mostrato inoltre che la classe dirigente politica italiana vive un momento di grande difficoltà. Immobile, distante dai problemi reali della gente comune e incapace d’incidere in maniera positiva. Una politica incapace di ripensare se stessa.
Mancano le parole alla politica, «occorre un nuovo vocabolario per la politica» ripete quasi come una cantilena Nichi Vendola, del pensiero si è persa ogni traccia, di opere neppure l’ombra, se non l’eterna Salerno-Reggio Calabria e il famigerato Ponte sullo Stretto di Messina, sempre e solo opere che restano sulla carta. Abbondano invece le omissioni.
L’ultima in ordine di tempo, di giornata potremmo dire, è quella del Ministro dell’Interno, Roberto Maroni, sul caso Ruby, la ragazza che il Presidente pensava fosse la nipote di Mubarack. «Quello che ha dichiarato in aula Maroni non mi va giù. Non mi è sembrato possibile che un ministro vada in Parlamento a dire queste cose. Io che ero là non posso permetterlo», è quello che sostiene il pm dei minori di Milano Annamaria Fiorillo. Aspettando l’esito di questa querelle sono certo che Il Giornale ha già un dossier pronto all’uso.
Quando guardo i protagonisti di queste vicende non posso fare a meno di pensare a un detto che ripeteva sempre mia madre: «E che vita. Se durasse».
Pensieri, parole, opere e omissioni appunto. Avanti tutta.
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