La strada che congiunge il lungomare nord al lungomare sud è interrotta dal fiume Pescara proprio nel punto in cui il fiume incontra il mare. Tra un po’, pare, ci sarà un nuovo ponte, pedonale e ciclabile, che unirà le due sponde. Oggi non è così. Per questo motivo Jordi dove fare un giro abbastanza lungo per raggiungere la sua meta. Gli stabilimenti balneari di Pescara sud sono molto diversi da quelli di Pescara centro e Pescara nord. Sia nella loro forma architettonica sia nella composizione della gente che li frequenta. Qui ci sono prevalentemente famiglie con bambini oppure adulti.
Jordi preferisce questi posti agli altri perché qui è facile parlare di libri.
Quando arriva all’“Ippocampo” sono tutti riuniti nello spazio riservato al ristorante ad aspettarlo. Quando fa il suo ingresso nello stabilimento, Nino, il proprietario, architetto e sommelier, stappa la prima bottiglia di spumante in onore di Jordi. Contemporaneamente Giulia, la figlia di Paolo e Giovanna, che lavora al bar gli allunga una Corona ghiacciata con l’immancabile fetta di limone a Jordi. Alzando in alto la bottiglia, Jordi, brinda alla lunga serata che è appena iniziata.
«Questa sera vorrei parlarvi di Manuel Vázquez Montalbán e di Pepe Carvalho. Della Spagna di Franco e della voglia di libertà del popolo spagnolo. Di questa terra così importante per l’Europa e quindi anche per l’Italia. Che ne dite?» Sono le prime parole che Jordi pronuncia prim’ancora di salutare i presenti.
«Certo, parliamo della tua terra e delle sue bellezze» gli risponde Rossella, che si è sistemata in prima fila e divide lo spazio con Roberto e Gabriella.
«Non è la mia terra, ma è come se lo fosse» dice Jordi guardandola dritto negli occhi.
Si arrivava a casa di Carvalho per una larga strada sterrata che strisciava tra vecchie ville cariche di storia, una strada di un bianco ormai grigio per le pioggie di cinquant’anni, ravvivata qua e là da piastrelle di maiolica verde e blu e dai penduli ciuffi delle bungavillee o delle campanule che spuntavano dai bordi dei muretti.
Jordi fa una breve pausa, giusto il tempo di bere un altro sorso di birra; poi continua.
Carvalho sistemò il tavolino davanti al fuoco e mangiò nella stessa pentola. Sorseggiò invece il Fefiñanes ghiacciato in un calice di fine cristallo. Ogni vino deve avere il suo bicchiere. Carvalho accettava pochi comandamenti, ma questo era uno dei più rispettati.
«È Pepe Carvalho il protagonista assoluto delle storie di Montalbán. Un personaggio molto interessante, dal passato non proprio lineare e chiaro, ma che trova un riscatto totale nella seconda vita che gli fa vivere l’autore» precisa Jordi e sembra quasi che stia continuando a leggere dal foglio che tiene tra le sue mani.
«Un bel personaggio Pepe Carvalho, hai ragione. Le sue storie sono forse un po’ troppo partigiane», eccepisce Rita, la sorella di Gabriella, professoressa d’italiano in pensione.
«Hai ragione» risponde secco Jordi «penso che questo le renda interessanti, perché così diventano più vere e soprattutto perché ogni volta che leggi una pagina sai che l’autore non si sta nascondendo dietro alibi di nessun tipo.»
Perché avete usurpato il ruolo degli déi che in altri tempi guidarono la condotta degli uomini, senza arrecare conforti soprannaturali, ma soltanto la terapia delle grida più irrazionali: il centravanti verrà ucciso all’imbrunire [..]. Perché l’imbrunire è la tarda ora in cui scendono i bioritmi dell’entusiasmo, e lo sgozzamento e il rantolo suonano con una musica non meno truce che malinconica: il centravanti verrà ucciso all’imbrunire.
«Pepe Carvalho si muove sempre in situazioni molto difficili in cui la soluzione del caso è spesso legata a piccoli, piccolissimi particolari. E poi c’è sempre la Spagna nelle sue storie. In questo caso Barcellona e le Olimpiadi del 1992, una città in piena trasformazione in bilico tra speculazioni edilizie e lavori in corso.»
Con un ultimo sorso finisce la sua birra.
«È anche vero però che non c’è sempre e solo la Spagna. Spesso Montalbán concede a Pepe Carvalho il lusso di lunghi e avventurosi viaggi in giro per il mondo» fa notare Rossella che nel frattempo ha abbandonato la prima fila che condivideva con Roberto e Gabriella e si è portata proprio davanti a Jordi.
«Certo, Rossella» le risponde Jordi, «in effetti stavo proprio per leggere un brano che parla di questi paesaggi esotici». Accarezzandole il viso si china sull’agenda con la custodia di pelle nera ed estrae un foglio un po’ spiegazzato.
Bangkok si ostinava a non scomparire. Si perpetuava mostrando le sue terga vergognose di baracche e subcanali marciti, il paesaggio che Carvalho aveva percorso a tentoni la notte del suo primo incontro con madame La Fleur. Quelle case spettrali accanto ai subcanali erano reali, reali i loro abitanti con una stanchezza asiatica sotto la pietà di alberi di lusso, canali stagno con vegetazione galleggiante, bambini che giocavano a badminton fra le strade morte, acque marce, quasi vegetali, e all’improvviso compariva un anticipo di giungla con sentieri che promettevano l’elefante, la tigre o Errol Flynn con l’elemetto mimetizzato con le foglie di palma.
Nino irrompe con un’altra bottiglia di spumante proprio mentre Jordi ha finito di leggere. «Pausa», urla, «adesso si beve, la lettura continua più tardi, anzi continua alla “Zattera”, da Giancarlo. Adesso si beve e si mangia.»
È un po’ come quando l’arbitro fischia la fine del primo tempo durante una finale del campionato del mondo di calcio.
All’improvviso tutta l’arena è in piedi. Adesso parlano animatamente tra di loro.
In questo via vai di gente Jordi si ritrova ancora una volta faccia a faccia con Rossella. Una nuova bottiglia di Corona ghiacciata è nella sua mano, con la fetta di limone metà dentro e metà fuori. Sono talmente vicini che Jordi riesce a sentire il battito asimmetrico del cuore di Rossella. Lei come spesso le succede quando è così vicina a Jordi, resta immobile e lo guarda intensamente, desiderando solamente che quell’attimo non abbia mai fine.
«Accompagnami alla “Zattera” » le dice Jordi passandole una mano tra i capelli. Rossella è felice, felicissima. Non sta nella pelle per quell’invito e per quella carezza. Vorrebbe dirglielo, ma non riesce a proferire parola. Neanche una banalità. Nulla.
Nino arriva al momento opportuno prima che il silenzio diventi imbarazzante. Jordi gli porge cinque libri, si salutano, tenendo con una mano il carretto di libri e con l’altra Rossella, si allontana in direzione della “Zattera”.
Tra l’”Ippocampo” e la “Zattera” ci sono tredici o quattordici stabilimenti balneari. Mezz’ora di strada procedendo con passo svelto, il passo di Jordi.
Hanno appena lasciato l’”Ippocampo”, quando Rossella improvvisamente ritrova la parola.
«Da dove vieni, Jordi?» Mentre glielo chiede lascia la sua mano, aumenta il passo precedendolo di poco; con la testa china guarda in basso all’altezza dei piedi.
«Perché mi fai sempre la stessa domanda? È più importante sapere dove sto andando. Dove stiamo andando. Non credi?» risponde Jordi fermandosi di colpo e mollando la presa del carretto.
Rossella si ferma, si volta. Ora è di fronte a Jordi.
Si guardano senza dire nulla. Rossella non regge a lungo e abbassa lo sguardo puntando di nuovo i piedi. Jordi fa un passo in avanti. Con la mano destra le sfiora il mento mentre con l’indice fa pressione e le alza il viso portando di nuovo i suoi occhi negli occhi di Rossella. E poi la abbraccia.
È un abbraccio lungo, lunghissimo, o almeno così sembra a Rossella che ritrova un respiro normale solo quando Jordi la lascia per riprendere il carretto e la sua mano.
Quando arrivano alla “Zattera” è buio. Un lungo applauso li accoglie mentre Giancarlo si avvicina con la Corona ghiacciata per Jordi.
Charo cominciò a spogliarsi nel corridoio e Carvalho si sentì fremere mentre guardava quel culo che, come un sole, tremava a ogni suo passo. La penombra della camera da letto non riusciva a nascondere quanto fossero sode le carni della ragazza, sotto la loro abbronzatura da terrazzo e lampada, i capezzoli ancora impigriti. Una lingua che si ficcò tra i denti di Carvalho contundente come un campione di karatè. Charo gli levò gli indumenti come se si fosse trattato dell’astuccio di uno splendido regalo e sedette sul pene dell’uomo mentre gli sfregava il petto con la guancia sempre più incredibilmente morbida. Lentamente i corpi si avvicinarono al letto senza perder tempo con i passi, consentendo appena ai piedi di trascinarsi con volontà di ritardo e lontananza, e ormai sul letto Carvalho si sdraiò con la faccia verso il soffitto sostituto dal volto congestionato di Charo, pieno di calori interni, di rossori da vergine mentale […] La pace scese dal soffitto su Carvalho mentre cercava di lasciare nei seni di Charo le penultime solidarietà, una brace dell’intensa comunicazione al tramonto, come un tardo sole su animali sazi.
Senza neanche salutare, Jordi ha estratto un foglio dalla sua agenda e l’ha letto tutto d’un fiato con un trasporto che non gli è abituale.
«Una bella pagina» gli fa Oscar «ma potrebbe apparire fuorviante se non conosci Pepe e soprattutto la storia di Charo.»
«Credi davvero sia importante sapere sempre tutto? O non è forse meglio sapere poco o nulla. Magari valutare le situazioni e le persone per quello che sono in quel preciso momento dinanzi a noi?» risponde Jordi che nel frattempo ha perso di vista Rossella e comincia a cercarla con gli occhi.
«Forse hai ragione, ma non vale per tutti questa ricetta. O almeno non sempre è così», dice Valentina, una giovane studentessa universitaria che non si separa mai dal suo ragazzo, a cui resta avvinghiata anche mentre parla con Jordi.
«Non so, ne parleremo un’altra volta. Adesso scusami ma devo cercare un brano importante al quale tengo molto.» Comincia a frugare nella sua agenda con un’insolita agitazione, che si placa solo quando riesce finalmente a trovare ciò che cerca.
«Scusatemi se cambio argomento in modo così brusco, ma vorrei condividere con voi un brano che, letto oggi, assume un significato assai particolare.» Inizia a leggere, ma la sua voce intensa, è rotta…
Nel funerale di un uomo che non era religioso non c’è migliore preghiera che il rispetto di quell’eroismo che consiste nel negare a se stesso la consolazione della resurrezione. In Fernando Garrido vita e Storia sono la stessa cosa. Fin dalla nascita credette che la speranza di ciascun uomo si realizzasse solo attraverso l’emancipazione collettiva, e divenne rivoluzionario perché credeva nell’uomo. Non c’è identità più indissolubile, più etica di quella che si stabilisce tra socialismo e umanesimo. Il socialismo ha tolto l’etica ai filosofi e l’ha data alla classe operaia, come Prometeo rubò il fuoco agli dei per darlo agli uomini. La storia di Fernando Garrido la conoscete tutti, e soprattutto la conoscete voi, che siete coscienti della vostra stessa storia e del ruolo che ha giocato in essa la lotta contro il fascismo e per la libertà. Io saluto il vecchio amico, l’antico fratello delle ore tristi dello sconforto, da cui non si lasciò mai abbattere. Era un uomo forte, figlio di un popolo forte, di una forte classe sociale. Non ho mai potuto chiamarlo compagno, ma ho sempre saputo che eravamo compagni e che mai ci avrebbero potuto separare del tutto le tattiche e le strategie. Presagì che in un futuro, ormai non molto lontano, comunisti e socialisti sarebbero stati condannati a costruire il socialismo con la libertà e a garantire la libertà con il socialismo. A voi, comunisti, vi pose sulla via di questa certezza. A noi, socialisti, ci mostrò il termine di un cammino ancora lungo. Qualcuno ha detto che la lotta finale sarà tra comunisti ed ex comunisti. Io vi dico che non ci sarà lotta finale perché esempi come quello di Fernando Garrido danno pieno significato all’Internazionale come canto e spirito unitario. Non piangete per la sua morte. Abbracciate il suo esempio.
Un applauso liberatorio si alza dalla “Zattera”. Sembra non finire mai. E insieme a quel lungo applauso qualcuno versa delle lacrime. Lacrime trattenute, forse, da troppi giorni che stasera possono finalmente sgorgare libere.
Non è questa la sera giusta per fare l’amore. Rossella lo capisce subito quando vede che anche il volto di Jordi é segnato dalle lacrime.
«Regalo sogni e realtà che costano nulla!», dice Jordi, e lo ripete due, tre volte. Poi sparisce, inghiottito nel buio della notte. Una notte che molti ricorderanno a lungo per il brivido che la sua lettura ha provocato.
[3. continua]
MONTALBAN M.V., Il centravanti è stato assassinato verso sera, Feltrinelli 1991.
MONTALBAN M.V., Tatuaggio, Feltrinelli 1993.
MONTALBAN M.V., Gli uccelli di Bangkok, Feltrinelli 1992.
MONTALBAN M.V., La solitudine del manager, Feltrinelli 1993.
MONTALBAN M.V., Assassinio al Comitato Centrale, Sellerio 1984.
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