Torino 12 maggio ore 18.05
ore 13.00. Marino Sinibaldi presenta Niccolò Ammanniti e il suo ultimo libro, Come Dio comanda.
La prima domanda è semplice e diretta: come si scrivono i libri? Niccolò Ammanniti, che è stato introdotto dal presidente della Fiera del Libro Ferrero, inizia con un simpatico siparietto con Sinibaldi. In particolare parla del suo esordio letterario avvenuto con una pubblicazione curata dalla Cgil e dopo, sempre con tanta leggerezza passa a rispondere seriamente(?) alla domanda di Sinibaldi. «Scrivo perché penso che in questo modo riesco ad aprire una porta e ad uscire fuori […] Mi diverto a scrivere […] Ci metto dentro tutto ciò che conosco […] In questo senso Branchie è il mio libro più autobiografico.» Sinibaldi asseconda Ammanniti, si sente che c’è grande amicizia e affinità tra i due. inizia quindi un botta e risposta entusiasmante. Sinibaldi, Mi piaceva la concezione manipolatrice dei cannibali. Ammanniti, Il racconto è la prima froma espressiva per chi vuole scrivere. È come un bacio veloce che però ti lascia a lungo il sapore in bocca. Sinibaldi, una metafora. Ammanniti, non so nemmeno io perché l’ho detto. Sinibaldi, Il tuo Io non ho paura è un unicum. Ammanniti, Ma manco pe’ niente. E poi serio si va alla conclusione perché il tempo è finito e c’è un altro libro da presentare, ma prima di andare via Ammanniti trova il tempo e l’ispirazione per dire, «Non c’è più lo spazio per annoiarsi. Non c’è più lo spazio per far uscire il fantastico. Non si sta più soli in una stanza ad annoiarsi dalle 2 alle 4 di pomeriggio.»
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