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Una tranquilla giornata al mare

Oggi è stata davvero una giornata tranquilla al mare. Pochissima gente in spiaggia. Mare calmo, calmissimo. Sole alto e caldo. Poco, pochissimo vento.

Giuseppe va a Sefforis con la speranza di salvare Anania e non ascolta i consigli di chi gli dice di tornare a casa perché i romani sono alle porte.

Gruppi di anziani passeggiano in acqua. Più decentrati alcuni bambini giocano a riva. Tre donne prendono il sole sul bagnasciuga.

«Il falegname di nome Giuseppe, figlio di Eli, era un uomo giovane, nel fiore degli anni, da poco ne aveva compiuti trentatré.»

Carla parla con Beatrice sotto la palma di fianco alla nostra. Le racconta della gita ad aqualand. Dei giochi e dei falchetti e dell’aquila.

Nel frattempo Gesù e Maria hanno trovato Giuseppe. «[…] i sandali di Giuseppe erano lì, accanto al grosso tronco di cui era stato l’ultimo frutto. Consumati, coperti di polvere, sarebbero potuti rimanere lì abbandonati se Gesù non li avesse raccolti, e lo fece soprappensiero, quasi avesse ricevuto un ordine allungò il braccio […] e se li legò alla cintura, e forse è nata così quella che oggi è l’eredità simbolica più perfetta dei primogeniti […] È solo con gli stivali di mio padre che sono uomo.»

Nel primo pomeriggio sotto la palma davanti alla nostra arrivano due badanti. Sono le stesse che hanno in cura il marito della signora che viene la mattina. Parlano al telefono per quasi tutto il tempo che restano in spiaggia. Sedute una di fianco all’altra e con lo sguardo rivolto all’altra sponda dell’Adriatico cercano di scorgere il profilo della costa quasi come se attraverso quel profilo volessero rivedere il volto di chi è rimasto a casa.

Gesù e Maria sono ritornati a casa e parlano al resto della famiglia. «[…] i bambini le si avvicinarono e la circondarono, un grappolo vivente che non aveva bisogno di essere calpestato per sprizzare quel sangue bianco che sono le lacrime.»

Ormai è pomeriggio inoltrato. Il mare è sempre calmo, calmissimo. Il sole un po’ più basso ma sempre caldo. Il vento è quasi assente. Il mare è una tavola ed è pieno di bambini che, spensierati, giocano. Chi con la palla. Chi fa tuffi. Chi semplicemente nuota. Mentre scrivo questi pensieri sull’ultima pagina de Il Vangelo secondo Gesù Cristo di José Saramago, dalla palma dietro alla nostra un’adolescente, circondata da adolescenti, lascia in diretta telefonica il suo compagno. Il telefono è in viva voce. È la vita che scorre. Sempre uguale a se stessa. Sempre diversa.
È quasi sera ormai.

Gesù come un precario qualunque non trova lavoro a Magdala ed è costretto a partire di nuovo. Questa volta non cerca deserti o montagne, si dirige verso il mare.

La direzione opposta è quella che prendo per ritornare a casa.

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